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Chiedo i cerchi
PRESENTAZIONE di Rosa Galli Pellegrini al volume Chiedo i cerchi di Valeria Serofilli presso la Biblioteca Comunale di Casciana Terme.
Si comincia sempre con la formula: "è un piacere e un onore".
Nel caso di Valeria, invertirei questo ordine: è un onore e specialmente è un grande piacere per me averla qui con noi questo pomeriggio.
E' un onore perché Valeria Serofilli è una poetessa affermata in campo internazionale, quale vincitrice del Premio Gaetano Cingari nel 2008 per Nel senso del verso-Nuova raccolta; perché la sua poesia è citata in Letteratura Italiana dal Secondo Novecento, edita da Bastogi 2007 e in numerose antologie e riviste italiane; perché le sue liriche sono state tradotte in numerose lingue.
Inoltre è autrice di saggi (cito il volume I Gigli di Nola del 1993) e di numerose recensioni; è operatrice culturale in quanto Presidente del Premio Nazionale di poesia "Astrolabio". E mi fermo qui per non appesantire l'elenco che continuerebbe ancora.
Questo per quanto riguarda l'onore di averla qui con noi.
Ma a me preme parlare del piacere: il piacere che ci dà la frequentazione della sua poesia.
La raccolta che presenterò ha già avuto ottime recensioni ed ha goduto di un breve saggio di Floriano Romboli.
Non intendo riprendere la mia veste di professore, quindi, per come la penso io adesso, la cosa migliore che si può fare ad un libro di poesia è di "leggerla", fra virgolette, non con sapienti parole, ma aiutando il lettore ad avvicinarsi al testo, allargando i "cerchi" richiesti nel titolo del libro.
Tuttavia, prima di passare al vivo della presentazione di Chiedo i cerchi, è doveroso ricordare le raccolte precedenti:
Acini d'Anima, del 2000;
Tela di Eràto, 2002;
Fedro rivisitato, 2004;
Nel senso del verso, 2006, un estratto delle altre raccolte, di cui faremo dopo alcune letture;
Nel senso del verso-Nuova raccolta, di prossima pubblicazione, che ho citato in apertura.
Stasera, parliamo di Chiedo i cerchi, quindi, edito da PuntoaCapo, 2008.
E ci intriga subito il titolo: i cerchi si "chiedono"? Non ci saremmo aspettati un "Chiudo i cerchi", frase di uso comune nella lingua italiana? E' la magia della poesia, invece, quella di trasportarci subito in una dimensione inusuale, e il titolo produce da subito quella magia.
Chiedo i cerchi non è soltanto il titolo di questa raccolta, è anche il titolo della poesia liminare, di apertura cioè, e troviamo questa frase ancora all'interno di un'altra poesia, Pseudo salotti e scuole di scrittura, e infine in chiusura della raccolta, col verso "A te parola chiedo i cerchi". Una frase che è soglia di accesso, quindi, di conclusione. Con un'ultima importante aggiunta: a chi "chiede i cerchi", il poeta? La risposta è: alla parola!
E qui siamo subito introdotti nelle riflessioni di poetica che, Valeria, come ogni vero poeta espone nel suo testo: perché il vero poeta si interroga costantemente sulla propria parola, sul suo senso, sulla sua funzione, sulla sua forma. Se così non facesse, sarebbe soltanto un buon rimatore.
Ma parlare di poetica non significa obbligatoriamente scrivere un' "ars poetica": Valeria se ne guarda bene, quando oppone i cerchi della propria parola al "gomitolo per gatti" dell'espressione concettuale. Il discorso si snoda da testo in testo e, per cominciare, leggiamo insieme a p. 7 Chiedo i cerchi:
A te parola non chiedo sillabe
che squadrino ogni lato
latente afflato
che germini una voce
perché la prassi impone
buio / luce
e gemme che non recidano radici
A te parola chiedo i cerchi
del sasso nello stagno
che genera onde di pensiero
E se casomai spronato
ad un concetto ti trovi a dare fiato
non farne gomitolo da gatto
ma getta il sasso
e vedi se s'ingemma.
La chiave di lettura è al centro della poesia, nell'immagine del sasso nello stagno, che "genera onde di pensiero". Onde, che forse si generano nella mente stessa del poeta - questo non lo sappiamo -, ma sicuramente nel pensiero del lettore, dell'ascoltatore, il quale si colloca in uno dei "cerchi" prodotti dalla parola poetica, a suo piacimento, a suo intendimento anche, a livello della sua sensibilità.
I cerchi sono infiniti, il rapporto che la poesia ha con il lettore è altrettanto vasto.Tuttavia una posizione privilegiata c'è, con nostra grande invidia: ed è quella del cerchio in cui si collocano gli altri poeti, con i quali non è neanche necessario parlare: basta un ammiccamento perché ci si comprenda a vicenda. Leggiamo assieme Tra noi poeti, a p. 20:
Un'eredità / tra noi poeti
quel codice nutrito di messaggi / concetti
minuti od eloquenti, sempre gli stessi
Tra noi poeti basta quell'occhiata
e la realtà diventa un'altra cosa
riscritta amata / sedotta ricreata
Tutto da dire
niente da rifare
come il mignolo segue all'anulare
Intendimenti ed interpretazioni / finzione
suggestione, in enorme abnorme
univoca emozione.
La poesia ci parla di:
Un'eredità, la trasmissione del dono della poesia;
della trasfigurazione della realtà, esercizio comune ai poeti;
della solidarietà dell' "univoca emozione".
Ci vengono in mente i versi della poesia Liens che apre la raccolta di Calligrammes di Guillaume Apollinaire, con l'immagine dei poeti che si tengono per mano attraverso tutto il mondo. E ancora ci ricorda i Fari di Baudelaire, quegli artisti che celebra come maestri creatori, anche se lì si tratta di un'altra arte. E Valeria rende loro omaggio ai suoi poeti preferiti nella sezione intitolata appunto Omaggi, la terza della raccolta, nelle poesie dedicate a Luzi, per primo, e poi a Neruda, a Campana, a Lionello Fiumi, a Pasolini.
E per chiudere con le riflessioni sull'atto del poetare, che tanto ci sta a cuore poiché, come dice Puskin, ricordato da Valeria, "La parola di un poeta è l'essenza del suo essere", leggiamo assieme Creativo, a p. 22.
Poeta è colui che non aspetta
la vita come a una fermata
ma anche colui che sosta e che resta
in un angolo del focolare
e non ci sta male
a solo a creare e a ricreare
carpendo sospiri ad ali di zanzare
e zattere a mare
e palafitte su acque di parole
Poeta è colui che sa di viaggio
di cielo monte prato ed ha
il coraggio
di trovare tutte le risposte
in valige di concetti malriposti
Creativo mostro che gli si affaccia
dentro / botta e risposta / nascondiglio
e sosta
Creativo fatto di estasiante mosto
mentre ti guardo e ti riguardo
e penso
"Avrai le mie promesse / se tu resti"
Creativo è quindi il poeta che "sosta e resta", ma che "sa di viaggio" anche, e certo contemporaneamente: in altre parole è colui che sa abbordare l'altro versante della realtà.
Perché la realtà, quella che ci circonda, è sempre la stessa: i cosiddetti "temi" che i poeti hanno cantato da quando è nata la poesia (quando? Chissà), sono sempre gli stessi. Ma è il poeta che li ricrea e li presenta sempre come nuovi, questa è la sua "promessa".
Per parlare di tematica, basta osservare la struttura della raccolta, divisa in sette sezioni, più la poesia liminare.
Della prima, Gli ulivi abbacinavano il sentiero, e della seconda, Se caso mai spronato, centrate per lo più sulla poetica ho già parlato, e forse fin troppo a lungo, ma mi si perdonerà quell'insistenza dovuta alla condivisione del "mestiere".
Segue la sezione Omaggi, dedicata, come ho detto ai poeti che Valeria considera i più vicini alla sua sensibilità.La quarta sezione è intitolata Arno, e mette in atto proprio quella qualità della parola che trasfigura il fiume e la città di Pisa che Valeria vive nella quotidianità. E' l'occhio secondo del poeta, quello che vede la seconda realtà, suggerita dall'acqua del fiume, dal suo fluire, dal suo scorrere in una città popolata da varia umanità. E' quel secondo occhio che è "abbagliato dalla terra" come dice Apollinaire - (uno dei fari miei, si è potuto immaginare!).
Due temi serpeggiano nelle ultime tre sezioni: l'infanzia e la femminilità, sulla quale mi fermerò per chiudere, anche con i versi di Valeria, in segno di omaggio verso questo mese dedicato alla donna.
Il bambino interiore, che molti poeti alimentano con cura e che forse qualche critico confonde con il concetto di "ricordo", mi sembra affiori fortemente nella poesia della sezione intitolata Oltre. Non credo che abbia bisogno di molto commento se, come esempio, leggiamo assieme Temporale d'estate a Terracina, p. 45.
Un che di folle nell'estate
Quel boato che improvviso ti leva al sole
rimbomba e ti sfolla
e di corsa prendi gli asciugamani e scappi…
e palette piantate nella riva
e castelli decorati a mezzo e sfatti
E' vero / c'è follia
nello stare in piedi a riva
ché la sabbia ti manca alla prim'onda
e t'ingoia e t'ingloba nel contesto
se a spostarti più in là tu non sei lesto
Temporale d'estate
e in un secondo
più nessuno ad intaccare quella spiaggia
Solo io a cogliere quel raggio
io soltanto ad intercettare un varco
Il patino ritorna dal suo giro
[d'acqua
e acqua a rallentarne la corsa
Con me / coraggio infantile od incoscienza
di calciare un pallone sulla sabbia.
Il bambino reale invece, alberga nell'ultima sezione Sei il bimbo, il bimbo con il suo organetto, la sua giostra e la sua varicella.
Infine, fra queste due sezioni, è intrigante la penultima, Sapide parole dove si concentra una parola poetica in cui maggiormente affiora la femminilità, quel doppio che alberga in ogni poeta. Femminilità che, peraltro, in questa raccolta si ritrova anche nelle poesie delle altre sezioni, e che si contrappone al suo versante maschile. Tant'è vero che, sul piano grammaticale, il pronome di prima persona usato da Valeria, è a volte al femminile, altre volte è al maschile. Constatazione questa che viene a sostenere la mia idea che il poeta è uomo o donna, maschio o femmina, o tutti e due assieme, a seconda del momento creativo. Nel caso specifico nella sezione di cui sto parlando, cioè in Sapide parole, il pronome alla prima persona è assente e diventa fortemente ambiguo il soggetto, pertanto più affascinante è anche l'erotismo di cui la poesia è intrisa.
Chiudo qui questa presentazione, lasciandovi al piacere di quest'ultima lettura, i versi brevi di questa sezione, che leggerò per intero:
Ostrica
Mi farò ostrica di piacere / amore
d'insazie notti / mio instancabile pescatore:
lenzuola bianche in madreperlaceo ardore.
Dedicata
Ti svegli riposato di lenzuola
Bulbi di barba sul tuo viso / gli occhi
incastonati in un sorriso
Lì con te in un solo abbraccio
oro sferico / in unico raggio
Contrappasso
In fretta domani il nostro tempo insieme
ma eterno il tempo fino a domani:
questo il nostro duro contrappasso
Scelta
Vita / coda di rondine
ti biforchi a sera
quando scelta s'impone:
e osi.
Parole d'amore
Ali di grillo sterile
le tue paroles
e non d'amore.
Lasciami a questo
Respiro palme e di blu mi tingo
del cielo che nel palmo stringo.
Lasciami a questo / questo lasciami.
Vi ringrazio e ringrazio Valeria per queste poesie che ci ha regalato.
Rosa Galli Pellegrini
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