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Renata Giambene > Saggistica
Nota di lettura di Renata Giambene de Già dell'equivoco (Bologna, 1978) di Francesco Belluomini.
Francesco Belluomini porta nella sua poesia il dramma dell'umano vivere, il suo dramma d'uomo che scava nella solitudine il senso dello sforzo di esistere, non soltanto suo, ma di tutta la marea dei diseredati, dei perseguitati. I temi che affronta sono risolti sempre in forma poetica, senza sbavature, senza forzature o funambolismi. E' una poesia civile di rara potenza, per ciò che riguarda il contenuto e di rapida sintesi e stringatezza nella modellazione del verso, dove si può escludere la concessione alla facile moda. E' palese in questo volume l'urgenza di dire quello che l'uomo, da troppo tempo, è trascinato ad esprimere a monosillabi; parliamo dell'uomo comune, di quello senza conti in banca, del più solo. Belluomini è un poeta che ha imparato, sulla propria pelle, quello che denuncia con estremo orgoglio, senza mendicare giustizia; consapevole di quello che è realtà patita allo scoperto ogni giorno, senza rimuginare rimpianti. La sua battigia, a pagina 16, oggi, è la strada quotidiana dove, nonostante tutto, egli può dire: “attendo”. La sua inquietudine è la linfa vitale della sua poesia, che accende fuochi improvvisi di ribellioni, ma anche di possibili risolvimenti. Nel Belluomini non vi è mai compiacimento per la propria sorte, inutili lacrimazioni. Senza offesa, ma con cipiglio questa poesia esprime una verità dell'uomo che molti altri non hanno saputo dire con fiumi di parole. E c'è anche l'ironia sottile e tagliente che sferza, (pag. 36 “…dimentica / è già l'ora di cena), ironia amara che lascia, in chi legge, il tarlo di una domanda che ognuno porta in sé e non si pone, per pigrizia, per quieto vivere. Chiedo al lettore di approfondire attentamente le poesie a pag. 40 – 41 – 42 - 44 e, al critico, di valutare, con seria coscienza critica, questa raccolta.