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Lia Bronzi in Letteratura Italiana - Poesia e narrativa dal Secondo Novecento ad oggi - Volume I - Bastogi, 2007

Nel senso del verso

Valeria Serofilli è saggista e poetessa, la sua opera prima, infatti, è proprio una corposa pubblicazione di saggistica, corredata da foto, ben tipograficamente orchestrata, con approfondimento storico-artistico, che la dice lunga sulla cultura dell’Autrice. Essa è incentrata su di una tradizione popolare consolidata di nove secoli: la Festa dei Gigli di Nola. Il volume è articolato in sei capitoli che, partendo da cenni storici, sviluppa le fasi e i riti in cui si svolge la festa nella teoria del giglio, visto come “Maio” costruito su di uno scheletro ligneo simile a quello degli obelischi. Si fanno presenti i suoi rapporti con i Candelieri di Sassari e i Candelecti di Iglesias, ma anche i misteri di Campobasso o le Nuvole che La Cecca ha costruito per la rappresentazione figurativa dell’Annunziata a Firenze. L’Autrice conclude che i “Gigli” di Nola potrebbero avere un’origine pisana con tinta spagnola. Tutto ciò ci fa pensare come l’approfondita ricerca di identità culturale ci riconduca “tout-court” all’unità delle varie espressioni nel mondo, che non sempre provengono da reali e tangibili contatti fra i popoli, ma da una misteriosa “antecedenza” che è ancora tutta da verificare scientificamente. In questo senso, oltre ad offrire la bellezza di una prosa che scorre fluidamente, la Serofilli dimostra come sappia andare al cuore delle cose in senso iniziatico, cercandone motivazioni sociali ed antropologiche profonde.
Le opere di poesia [di Valeria Serofilli] sono quattro, tre delle quali hanno un medesimo modo di procedere, a partire dal primo testo,
Acini d’Anima, passando per, Tela di Eràto fino a, Nel senso del verso, che è libro con audiolibro, comprendente un estratto delle varie raccolte e nuove poesie. C’è da dire che l’estasi panica è alla base della poetica di Valeria Serofilli per la quale il linguaggio reale è ben lungi dall’essere solo scenario, ma al contrario appare scorcio luminoso ed immagine speculare dell’anima. Una realtà interiore, la sua, positiva e serena, nella quale l’inquietudine, proveniente da ciò che turba delle cose del mondo, procura disagio, mentre i versi trovano ali di canto, affidandosi alla metrica, al ritmo, alla parola coinvolgente, capaci di produrre singoli “a solo” nell’armonia dell’architettura sinfonica, come si evince da Acini d’Anima, con versi che recitano: “Sofferenza che disbrighi nel cuore/ t’allenta il grido/ ti distorce il riso./ Non come gioia che in animo/ rimbalza,/ si sfoga dentro, t’esplode nella danza.” (dall’omonimo testo). Oppure come nella splendida sintesi pittorica di “Tramonto” che recita: “In prestito o rubati/ i raggi/ all’ultimo agosto,/ diagonale arancia/ sferza/ di settembre a mezzo/ il cielo sgombro,/ pago ormai/ d’estivo tramonto.” (da Tela di Eràto) oppure di “Terra antica” dove è scritto: “Correvamo./ Misto ricordo/ di papaveri fra grano,/ di petali/ soffiati da una mano./ Risa d’altalena/ a cantilena/ d’un tempo che non era,/ sabbia di clessidra su scogliera./ Ed ora, ferma,/ al ricordo/ volo! (da Tela di Eràto). Ma la Serofilli, da lirica com’è, sente giustamente l’esigenza di realizzare un prodotto multimediale, accompagnando un’ottima esecuzione di lettura, con la musica, in tal senso nasce un connubio artistico musica-poesia, dov’è giubilata l’unità della cultura. Notevole è la capacità di sintesi espressiva dell’Autrice, che le permette di caratterizzare con poche pennellate versi con immagini vive ed icastiche, nelle quali c’è l’indelebile segno tra umano e divino, in Nel senso del verso. Vorremmo rilevare, con opinione del tutto personale, come la Serofilli abbia del Quasimodo di “Ed è subito sera” tutta la forza e la somiglianza.
Ad un altro universo poetico appartiene la raccolta
Fedro rivisitato, dove c’è intenzione di complementarietà ai testi originali di Fedro ed Esopo. L’exergo al libro annuncia già l’intenzione della poetessa col recitare: “Spoglia la favola del suo animale/ ed ecco balzar cruda la morale!”. Tuttavia questa rivisitazione riesce a levigare poeticamente le favole, ed a sottendere maggiormente la morale, rendendola più agevole seppur chiara, a compiere cioè quella opera di modernizzazione, che renda le favole stesse più fruibili anche dai giovani, poiché i percorsi narrativi sanno riportare l’antico al moderno, nel sapore del nuovo.


Lia Bronzi


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