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Amalgama in Valeria Serofilli - La parola e la cura
Amalgama di Valeria Serofilli : note a lettura
Mi trovo sempre un po' in imbarazzo quando vado a commentare un corpus poetico, anche perché, proprio in quanto corpus ne è difficile la misurazione: un corpo si confonde e si offre, si vela con le sue reticenze e poi sfavilla di verità. La materia poetica oscilla fra le sezioni che la compongono, è un movimento che s'incontra con la sensibilità del lettore, non chiede altro che d'essere accompagnata nel suo sviluppo. È con tale spirito che posto queste prime riflessioni. Domani, a una rilettura di Amalgama, dovrò magari rivederle, farmi prendere da una nuova possibile fedeltà al testo.
Forse mai come in questa poesia vale l'intuizione (di Heidegger) che il linguaggio diventa un dire originario. Allora più che le interrogazioni di senso sul contenuto valgono invece i sensi di questi versi spogli e paradossalmente non ellittici, aperti alle suggestioni e inquieti come i Prigioni, in un'attesa invocante, anzi, il più acuto sovrasenso. L'invito ad abbandonarsi " a un sé, a un poi / a un mai detto //sovratono " è figlio di quel "tormento d'anima e materia / schiava che si desta alla resa". Se poetare è sempre ricerca del senso, qui la poeta usa le parole per inventariare il suo possibile e rilanciarne la molteplicità icastica, l'interrogazione permanente. Proprio dalla concisione del percorso espressivo si sviluppa la fertilità di quello immaginativo, la tensione della ricerca. Epifore, assonanze, rime (anche interne), preziosità sonore, univerbazioni denunciano il tentativo di dare parallelismi (riferimenti certi) alla realtà sorgiva che esce dalla penna e nello stesso tempo lo sforzo di rifondarne la tenuta complessiva; l'accostamento rapido convive con la sua stessa pacificazione.
Vicino al lettore corre sempre, inconsciamente, il binario che lui stesso provvede a gettare a mano a mano che legge, è un'operazione mentale automatica; in Amalgama occorre più che mai frenare quest'automatismo, e far spazio agli interminabili spazi, al groviglio di parole, a quell' andare e vedere oltre che urgono la pagina. Sì, è ben altra la controversia: è già altra ogni volta che si fa (vera) poesia. Dunque la monografia sull'essere oggi poeta (iniziata dalla Serofilli con le precedenti raccolte) continua, inventa, aggruma e dipana, pesca nel passato e precorre…
Grazie, Valeria
Marco Righetti
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