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Tela di Eràto
Il poeta è un Demiurgo: un ordinatore di emozioni e sensazioni che riversa nella lirica, nella rima e nel ritmo.
Il Poeta plasma le idee e si costruisce il suo mondo a misura d’Artista, ma prima ancora, a misura di se stesso.
Valeria Serofilli da forma ai versi e genera parole: alate, stilisticamente modellate, in una ricerca sempre continua, che si accompagna alle relazioni interattive dei contatti e dei ricordi.
Valeria canta e si commuove con un avvincente senso della musicalità che riconduce alla poesia greca classica di Saffo od alle odi del latino Catullo; uno spiccato senso metrico che potrebbe anche essere scandito dal ritmo della danza. Ed allora le nove muse erompono evocate: Tersícore ed Eràto, con la magia ed il coronamento delle altre sette divine fanciulle.
Il canto evocativo si vena di malinconia ed è assorto nel giorno od in un meriggio che sfuma, come certe composizioni di Montale od in un romanzo con trama che potrebbe essere quella di Sartre o di Camus. Tuttavia alla nausea od alla noia, Valeria, dotata di un profondo senso critico, sostituisce la coscienza del disincanto, la consapevolezza della routine, che è così per tutti, dunque prosa, di fronte al sogno ed all’incanto della vera poesia.
Nella Serofilli ogni segmento di ricordo si erige su capitelli melodici, su coralità o trenodie.
Un Carro di Tespi, ove la “Recita” è il solo, l’unico modo, per uscire dalla routine del consueto; è la sola via di uscita e di salvezza.
Sono le maschere, un po’ greche, un po’ latine e, molto spesso pirandelliane, che ci fanno personaggi in cerca d’autore.
Nel nostro caso, l’Autrice è Valeria, con tutta la sua carica vitale, con tutto il suo entusiasmo critico-esegetico, che indaga e scava nel fenomenico per trarne la sostanza poetica: il noumenico.
…E tutto scorre, dai Sofisti ai giorni nostri, siamo nel medesimo flusso vitale, dentro una identica energia. Siamo nella stessa trama o, per meglio dire, nella stessa tela d’Eràto dei nostri Padri, Poeti e Vati. Quanta attualità vi è ancor oggi, nelle parole di Dante Alighieri, la “delfica deità”, la “fronda peneia”, che partorisce letizia, la poesia che tutto muove ed il sole e le “alte stelle”!
Questo Valeria Serofilli lo sa, nella sabbia della clessidra del suo tempo, che scivola tra le sue dita d’Artista e le fa evocare la meraviglia e la magia, attraverso la sua parola melodica, che riesce dal fenomenico a denudare il noumenico, la sostanza, il magma dell’ispirazione.
Anche se la “Traduzione” dei classici non potrà ricreare la stessa ambientazione, non potrà più catturare l’”hic et nunc”, essa non preclude il volo!
La completezza dinamica dell’esistenza della Serofilli passa attraverso questo volo che abbraccia Callimaco e Pindaro, si modella sul carro d’Apollo e converge con la “deifica deità”.
I classici parlano ancora da una leggenda e, se la vita è sogno, come scriveva Calderon de La Barca, l’unica porta resta il sogno dell’Arte, un’Arte che salva e rivela, evoca e magnifica.
Sandra Lucarelli
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