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LE AMARE ZAGARE DI CAMMARATA

Nota di lettura di Valeria Serofilli a Fiele di zagara, di Michelangelo Cammarata (Edizioni Joker, Novi Ligure 2006)

Zagare amaramente ironiche quelle di Cammarata, il cui intenso profumo agrumato indaga pungente i più svariati argomenti. Riflessioni che pur avendo poco fiato in corpo, han gambe lunghe(1), in grado di spaziare dall’etica alla morale, dal sociale alla letteratura all’arte: la nascita, la vita e la morte, l’amore, l’amicizia, la guerra, la poesia.
Un’ironia che focalizza, seziona, eppur dilata le varie tematiche, toccandone le corde più vibranti e svelandone i più inebrianti profumi.
Rileggendo il titolo del libro si nota una connessione immediata a livello formale con la parola zagarella. E’ possibile estendere tale connessione anche all’area semantica evidenziando come il significato non comune del termine è appunto burla, scherzo, e in tale accezione risulta perfettamente consono con quanto espresso da Cammarata nei suoi fulminei aforismi che si fan beffe del bon ton(2).
Se mancasse quest’ironia, questa satira, buccia di banana su cui scivolare senza farsi troppo male, che fa scoppiare tutti i palloni gonfiati, saremmo tentati di pensare che Cammarata abbia veramente intinto la penna nel fiele per scrivere i suoi aforismi, o meglio, queste sue divagazioni, insulti, presagi… ed altro, come li definisce l’autore stesso nel sottotitolo.
“Cittadini tutti uguali ma solo di fronte alla legge del più forte, un lavoro che nobilita l’uomo ma che arricchisce qualcun altro, un futuro che ci corre incontro a braccia spalancate ma che non ci da il tempo di abbracciarlo, un nascere che fa passare in secondo piano tutti gli altri problemi umani” e ancora, “il suicidio come tentativo estremo di migliorare la propria vita”… per fortuna che Cammarata ci suggerisce anche il modo per vincere: ”apparire debole quel tanto che basta per vincere i più forti, o ricorrere all’oro dell’aforisma “insetticida spray aromatizzato alla menta” e “ boia della prolissità” (pag. 27).
E’ in questi aforismi che si cristallizza l’elevato livello stilistico e ritmico che già caratterizzava I germogli di Ground Zero come anche gli haiku dell’Amorosa cicala: <<ogni parola / è radice di vita / lucida roccia / che germina pensieri / nel lucore azzimato del mattino(4)>>. In questo testo riecheggiano la musicalità, l’abbondanza di consonanti e lo stile allitterante di tanti aforismi, come anche di liriche quali “L’eclissi”: <<… La luce accartocciata in un alone / sfrangiato si dismaga dentro un grumo / di livida indolenza e lentamente / si ridiffonde ai limiti del giorno>>. Leggendoli vengono alla mente le riflessioni del poeta orientale Lu Ji sull’Arte della scrittura(5), in cui la parola diviene forma privilegiata della ricerca, del viaggio interiore, per una più alta comprensione di sé e del mondo: <<Dal non essere nasce l’essere, dal silenzio lo scrittore genera una canzone(6)>>. Ecco che le zagare, fiore della sua terra e anche simbolo del matrimonio, sanciscono il magico connubio fra Cammarata e il mondo della poesia e la fantasia: fra <<quell’orizzonte straordinario in cui l’aurora delle parole non ha mai fine>> (pag. 16) e quello in cui “l’intelletto straripa dagli argini della realtà>> (pag. 9).





Note:

1. “Un aforisma ha poco fiato in corpo ma gambe lunghe”, p.42.
2. Si confronti con quanto scrive Sandro Montalto nella prefazione al testo, p. 5.
3. “La satira è quella buccia di banana su cui ogni politico vorrebbe scivolare ma senza farsi troppo male”, p. 12 e
ancora “la satira non scalfisce la levigatezza del diamante. Fa scoppiare al contrario tutti i palloni gonfiati”, p. 12.
4. Dalla raccolta L’amorosa cicala, Genesi Editrice, marzo 2005.
5. Lu Ji, L’arte della scrittura, Guanda Editore, Parma 2002.
6. Lu Ji, IV. Soddisfazione, op. cit., p.35.