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Saggi e note critiche di Valeria Serofilli
DALLA POETICA DEL FRAMMENTO ALL’UNIVERSALITA’ DELLA PAROLA
Nota di lettura di Valeria Serofilli a Oltre lo smeriglio (Kairòs edizioni 2014) di Antonio Spagnuolo
Un’ulteriore conferma dell’inarrestabile impegno espressivo dell’autore la recente pubblicazione di Antonio Spagnuolo Oltre lo smeriglio, uscita per i tipi di Kairós nella collana “Le parole della Sybilla” e auto prefata.
Sulla scia del Vico, secondo il quale la poesia è una creazione psicologica, anche il nostro avvalora l’informale e nel suo Antefatto ecco indicarci l’antidoto per salvarsi, da questa realtà di linguaggio-manipolazione e di decadenza tout-court, ribadendo ancora una volta il valore salvifico della parola poetica, la sola in grado di veicolare con la musicalità che la contraddistingue <<emozioni e sensazioni che il lettore dovrebbe fare proprie e ri/creare a suo modo>>, con la fantasia, <<l’effetto della parola>> .
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Una parola d’ungarettiana memoria, che scavata sia nella vita come in una roccia.
Anzi il poeta si fa parola egli stesso in quanto caratteristica e merito di Spagnuolo è di non disgiungere mai la parola dalle cose reali. Fisicità e scrittura procedono parallelamente, ove quello che più conta è quell’energia, quell’elettricità in grado di fondere ed unificare, come ho già avuto modo di scrivere nella motivazione al Premio Astrolabio 2004 conferito a Per Lembi (Manni Editore, Lecce 2004).
Non a caso Maggiani ricorre alla metafora vulcanica per esprimere l’ardore del linguaggio poetico di Spagnuolo; un magma che, “come lava scivola con decisione verso il mare della ragione e a contatto con questo sembra solidificarsi in un simbolismo che solo in apparenza pare raffreddare il flusso poetico.
E magma, possiamo aggiungere, ciò che giace nel caos antecedente la parola stessa.
Così, pur se bipartita nelle due sezioni Ricomporre e Memorie, a loro volta articolate in venti e ventidue poesie, l’opera appare un tutto unico, contraddistinto da quella fluidità propria del magma.
Partendo dalla poetica del frammento, dal simbolismo del frammento, Spagnuolo perviene all’universalità:
“Ora che la tua stanza
lascia maschere di sesso
al frammento che unisce
il gioco al clavicembalo”
(X, p.29, dalla Prima parte - Ricomporre)
Lui che identifica con l’Eros la forza necessaria per lenire a distanza l’arrivo inesorabile di Thanatos, ora che lunghe dita nere gli hanno strappato l’oggetto del suo amore, la libido e l’erotismo si acquietano nel ricordo e nel rimpianto. E il dolore per la cara perdita si va sommando, in questa raccolta, al dolore per il vuoto del proprio tempo, vittima delle illusioni della rete.
Ed ecco affacciarsi dalle pagine del volume l’immagine del graffio, dell’unghia, che subentra con prepotenza e ferocia alle dita rosa e a rubate carezze:
“(…)
un graffio nello sguardo della Croce
che mi abbaglia del nulla:”
(da Svestire, dalla seconda parte Memorie)
e ancora:
“Graffia segreti il tuo non esistere più
(…)
Ormai la fede attraversa
distanze incriminate
(XII, dalla prima parte Ricomporre)
Recita la poesia Porpora, posta a chiusura della Seconda parte - Memorie:
A chi leggerò i miei versi sdruciti
pinzettati dal Klemmer, arrugginiti/ nella tua assenza?
Il titolo stesso Oltre lo smeriglio, che offre una serie di coordinate visive, un processo chiaro da identificare distanziandosi da se stessi per osservare meglio se stessi, un atteggiamento poetico, un varco sacro, una soglia da oltrepassare, una skene tra memoria e presente, vita e morte, Poesia (ritmo, musicalità, armonia) e non poesia.
Ricorre dunque alla metafora dello smerigliare, Antonio Spagnuolo, e lo fa per andare “oltre”, per vedere cosa c’è dietro quelle smussature levigate, forse derivate dal frantumarsi del cristallo di quello “specchio di passate avventure” (XIV) del cristallo, di quei colori e spazi rotti alla rinfusa dal passare del tempo:
“…
porpora rarefatta la tua scheggia
l’ora di vetro, la stagione cadente.”
(Porpora, dalla Seconda sezione)
Un work in progress dunque, questo di Spagnuolo, che con ritmo efficace ed incalzante ci conduce dalla poetica del frammento, torno a ribadirlo, all’universalità della poesia.
Valeria Serofilli
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