Menu principale:
Presentazioni al Relais dell'Ussero a Villa di Corliano
IL VALORE SIMBOLICO DEGLI ELEMENTI NATURALI NELLA POESIA DI ROSA SALVIA
Nota di lettura di Valeria Serofilli al volume Mi sta a cuore la trasparenza dell’aria (La Vita Felice edizioni, Milano 2012) di Rosa Salvia
( versione.pdf)
Il volume Mi sta a cuore la trasparenza dell’aria che Rosa Salvia ha pubblicato nel 2012 per i tipi de “La Vita Felice” di Milano nella Collana “Sguardi” diretta da Gabriela Fantato, colpisce in prima battuta soprattutto per il titolo che riprende il primo verso della poesia eponoma.
L’io lirico si fa qui portavoce di un destino universale: la speranza e “voglia di trasparenza” (p. 21), da ricercarsi negli elementi “onestamente” naturali, per riprendere il tema della poesia onesta di cui parla Luca Benassi nella postfazione Poesia dello stupore poesia dello sguardo. Aria e Acqua, secondo le cosmogonie tradizionali, sono con la terra e il fuoco, due dei quattro elementi; l’aria, come il fuoco, è un elemento attivo e maschile, mentre la terra e l’acqua sono considerate passive e femminili. L’elemento Aria, simbolicamente associato al vento, al soffio viene così a rappresentare il mondo sottile, intermediario tra cielo e terra, il mondo dell’espansione, il respiro vitale (ch’i per i cinesi, il purificatore Vâyu nella mitologia indù).
I significati simbolici dell’elemento Acqua sono invece riconducibili a tre temi fondamentali: sorgente di vita, mezzo di purificazione, centro di rigenerazione. La linfa è acqua e in alcuni testi tantrici l’acqua rappresenta il prana, cioè il soffio vitale, in un collegamento a ring composition con il significato dell’elemento precedente.
E Aria e Acqua sono presenti un po’ ovunque nel repertorio linguistico-immaginativo dell’Autrice.
La parola stessa diventa movimento d’acqua (p. 16) e numerosi vocaboli del volume sono riconducibili al campo semantico del mare e del viaggio: barche, ombrelloni, spiagge, deriva, sabbia, rocce, prora, timone, naufragio, per citarne alcuni.
Anima-mare che come un abisso, mondo della profondità ma anche delle infinite elevazioni, attira Dio e nel quale Dio si getta, parafrasando un pensiero di J. Green (Journal, 26/3/1961). Ma anche Anima-aria, che “muove tutta la mole del mondo” (Virgilio, Eneide VI, 727).
E se Pirandello nella prefazione a Sei personaggi in cerca d’autore scrive che <<Nulla pare sia più superfluo dello spirito in un organismo umano>>, Rosa Salvia non esclude affatto tale elemento, conferendogli anzi un ruolo particolarmente intenso. Ed ecco l’anima respiro soffio di p. 26, e ancora l’anima di p. 42, il sogno bambino di p. 60, il sospiro dei cieli di p. 37.
Dal punto di vista linguistico a una certa crudezza si affianca una musicalità molto più struggente propria dei versi dedicati alle varie forme affettive dai familiari, padre, madre, nipote, amici poeti, a ogni donna, anzi “a tutte le donne del mondo”, come recita la lirica di p. 57:
<<Mi piace dormire in posizione fetale
magari per nostalgia della totalità indivisa,
del fantasma originario di un
corpo femminile che contiene in sé
il proprio frutto generativo,
di un mito che preceda l’Edipo,
il mito che sta prima della coppia coniugale,
il mito di una maternità che si colloca fuori
da ogni dimensione spazio-temporale,
il mito della dea-madre: Ti’amat.
(…)>>.
Una delle tematiche dominanti è infatti quella dell’amore inteso sia in senso ampio che nell’accezione più stretta e intensa, concernente la natura più schiettamente corporea.
Tra i tanti esempi possibili, uno dei più evidenti e chiarificatori è contenuto nella lirica “Vedi alla voce Amore” quasi a ricordare il pensiero di J. Gay secondo cui “Chi non ha mai amato non ha mai vissuto”:
<<Quante volte annuso l’odore che viene
dal tuo corpo,
sfioro le tue labbra,
vedo i tuoi occhi venire con l’amore,
venire con il mare,
sento la tua voce che mi culla
come una nenia fasciata nell’ombra,
fra le ortiche.
Quante volte prendo la tua voce
e la tengo ferma davanti allo speccio,
quello della cornice di vetro ornato di
ghirlande dorate come una messe di grano,
sopra il tappeto della sala da letto in cui
ci amiamo.
(…)>>.
Coerentemente con quanto accennato in precedenza riguardo al linguaggio e ai temi, è possibile notare come l’Autrice alterni poesia intimistica a impegno sociale.
Anche in questo caso sarebbero numerose le liriche citabili in questo contesto. Mi limito tuttavia a indicarne un paio poste una affianco all’altra, rispettivamente alle pagine 72 e 73.
La prima riporta la seguente dedica “A Mattia e Miriam che vivono l’Africa sulla propria pelle”, e riguarda le contraddizioni e i rimorsi del mondo occidentale nei confronti del continente africano.
L’altra è basata invece sul conflitto tra colpevolezza e innocenza, verità e menzogna e si riferisce alla vicenda di Elisa Claps, la ragazza di Potenza barbaramente uccisa a sedici anni nel ’93 e ritrovata solo nel 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. In questo contesto si colloca anche la lirica che chiude il libro col titolo molto evocativo e comunque volutamente provocatorio di “Canto d’amore”, in ricordo dei bambini rom arsi nel rogo delle piccole case in campi nomadi nei pressi di Milano e di Roma nel 2010 e 2011 (p. 74).
<<Si svegliano i silenzi tappeti di lamenti
è un dolore di voci che si spengono.
I bimbi rom affratellati nelle fiamme,
uniti con la rigidità
con l’impotenza.
La mamma è fuori dal loro mondo sotterraneo.
Cenere nel campo nomadi macerie di casupola
bruciata.
(…)>>.
Per concludere un libro interessante sia dal punto di vista dell’ottica adottata che per l’attualità dei temi e la capacità di spaziare dal particolare all’universale.
Valeria Serofilli
Menu di sezione: