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Venerdì 18 Giugno 2010 - Presentazione del volume di racconti In attesa di Maria Provini

Incontri al Caffè dell'Ussero e Iniziative culturali > Incontri al Caffè dell'Ussero > Incontri al Caffè dell'Ussero di Pisa - Anno 2010

Nota di lettura di Valeria Serofilli al volume In attesa (Montedit Edizioni, Melegnano 2007) di Maria Provini.


Pur essendo una pubblicazione d’esordio, il volume di Maria Provini rivela aspetti che testimoniano una lunga frequentazione con la lettura ed una passione sincera sia per la scrittura che per l’arte.
Il volume
In attesa è composto da quattro racconti di varia lunghezza e di tematiche differenti all’interno delle quali è però possibile identificare degli aspetti comuni e ricorrenti sia a livello di contenuto che stilistico. Sul piano dello stile si nota una narrativa agile e scorrevole caratterizzata dall’alternarsi di una terminologia direi moderna con espressioni a tratti gergali affiancata da espressioni molto più classiche e ariose.
Già nel racconto d’esordio “Un giardino di ghiaccio” notiamo termini tipo
brufoletti, fondotinta che danno un’idea di immediatezza, di stampo quasi realistico con altre espressioni molto più articolate quali “un ciuffo di capelli verso sinistra, dietro la scriminatura, sorride con la sua immagine in modi disperati, come in preparazione ad una foto importante”.
Un altro esempio è fornito dal racconto
Il dubbio nello specifico nel paragrafo di pag. 31 in cui ancora una volta si alternano oggetti che richiamano la vita quotidiana:
“Paolo sorseggia un analcolico posando lento il bicchiere con gli occhi fissi sul bancone” e in cui vengono affiancate frasi molto più eleganti del tipo “se la prefigura sull’uscio con un sorriso aperto … un gruppo di amici prorompe in una risata”.
L’abbinamento di espressioni e registri così diversi e contrastanti tuttavia non stride, grazie all’abilità dell’autrice di creare una narrazione avvincente e fluida a cui le frasi più “prosastiche” danno un effetto di credibilità e verosomiglianza e quelle più ricercate invece contribuiscono a creare descrizioni particolarmente gradevoli alla lettura e capace di evocare il colore locale dando una idea precisa dei luoghi e delle azioni descritte.
Un discorso analogo si può fare anche per la trama: le varie vicende sono descritte con un andamento progressivo che potremo dire “in crescendo”. Si parte da situazioni ordinarie e quotidiane per poi giungere ad un evento che muta le prospettive iniziali facendo aumentare l’attenzione del lettore in modo da condurlo ad una serie di situazioni e di intrecci coinvolgenti che sfociano in un finale dai risvolti inattesi, ironici o che comunque, in qualche modo, mutano la situazione di partenza oppure la modificano in particolari direzioni sul piano della percezione del mondo. Tra gli esempi possibili, il racconto
Una cliente, in cui nulla sembra essere cambiato, invece si nota una maggiore consapevolezza da parte della protagonista di se stessa in rapporto sia del proprio mondo interiore che al mondo esterno : <<In un certo senso [Olga] si è liberata di un peso. In fondo era qualcosa che la impegnava, che la vincolava a prendere una decisione, ad agire. E’ molto meglio aver fatto solo un viaggetto turistico e tornare a casa con qualche bella foto di un libro di storia. E’ molto meglio non aver lavorato e porsi in discussione, a costruire uno scambio, a vivere un dialogo sentimentale.>>.
Senza entrare nello specifico delle trame dei vari racconti, che lasciamo alla curiosità e alla sagacia del lettore, è possibile concludere affermando che questo libro di esordio di Maria Provini rivela già una discreta abilità tecnica e una capacità affabulatoria che non pretende di rivelare i misteri dei meccanismi esistenziali ma che evidenzia il gusto di raccontare delle storie condividendo con il lettore quel che di amore e di piacevole si può trovare in ogni vicenda umana sia in quelle più eclatanti che apparentemente banali.
In quest’ottica assume un senso specifico il titolo del volume che fa riferimento a quell’attesa che caratterizza ogni esperienza umana: non di rado infatti il senso è proprio nell’attesa, così come il senso del viaggio non è nella meta ma nel tragitto.



Valeria Serofilli

Pisa, Caffè letterario dell’Ussero, 18 giugno 2010







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