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Renata Giambene > Poesia
A mio figlio Luigi 1964 – 1994
Quest'essere di te
In specchio d'alghe trema la pupilla
e pesco fondo dove attrista l'ombra
dei miei pensieri curvi nella notte.
Mi chiama dolce, non so dirti quanto,
quest'essere di te, bimbo lontano,
paesaggio d'astri e greggi di campane.
Non so se ascolti, eppure parlo e chiedo
a te raccolto nel tuo pianto nido
un lieve cenno che mi affidi lieta
certezza d'alba al tuo candore, figlio.
In una rassegna della poesia del ‘900 ristretta alle sole donne, un posto di primissimo piano spetterebbe alla pisana Renata Giambene che, con Antico vasellaio (Cursi Editore, Pisa 1980), è giunta alla sesta raccolta di liriche. Il compianto Ugo Fasolo, recentemente scomparso, in una brevissima eppur acuta nota introduttiva all'ultima silloge, dopo averne elencato alcuni elementi caratterizzanti, concludeva col dire opportunamente: <<Si aggiunge ad essi la singolarità del linguaggio senza esitazioni, icastico, che spesso incide con ardite soluzioni sintattiche ed invenzioni lessicali, in una espressione tutta rivolta, senza indugi di lenocini letterari, al suo intento, reso vibrante dalla tensione lirica che lo sospinge>>.
Per questo, si può davvero riconoscere col Fasolo che la Giambene ha ormai conseguito la sua piena maturità <<di visioni e di stile>>. Uno stile, sarà bene precisare, che tiene conto della pressione innovativa della neoavanguardia, senza però mai ridursi ad un preziosistico gioco di parole, lasciando anzi un grande margine ai sentimenti e alle cose nella loro comune accezione. Ne dà prova la lettura di alcune pagine significative, tra cui quelle di chiusura, brevissima, che mi piace qui riprodurre:
<<Mio figlio ha occhi grandi di paesi / e nelle mani i semi delle cose / profumano i mari e venti dolci / mentre dice di secoli avvenire / in anfore di antico vasellaio. //Io mi risveglio a questa luce nuova /mcon un sapore d'erbe nate in bocca.
Vittoriano Esposito, da Poeta del novecento Italiano, Edizione Bastogi
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