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Saggi e note critiche di Valeria Serofilli
LO SGUARDO ALTRO DI RENZIA D’INCA’
Nota di lettura di Valeria Serofilli al testo Il Basilisco (Ediz. Del Leone, Venezia, 2006) di Renzia D’Incà.
Profondo, complesso e problematico il rapporto tra l’io lirico e il suo basilisco, tra il sé e l’altro da sé, tra l’io e il non-io(1).
L’incontro avviene sulla soglia della coscienza, o meglio del preconscio, in quanto la genesi poetica si situa ad un livello più vicino alla coscienza di quanto non sia l’incoscio:
<<ho incontrato il tuo occhio / sulla soglia e sono morta>> recita la lirica che apre e da cui prende il titolo la raccolta di Renzia D’Incà.
Morta perché il basilisco, il velenosissimo leggendario serpente dei bestiari, è un re che sebbene “piccolo”(2) è tuttavia in grado di uccidere con il solo sguardo o con il fiato chi gli si avvicina o lo guarda per primo(3). Ma si tratta di una morte ossimorica in quanto si specifica subito nel testo <<morta di paura morta di voglia>>.
Un incontro confronto liberazione, in cui l’io lirico mette a nudo la propria istintività, assecondando lo sguardo altro di questa intelligenza ordinatrice.
Perché il basilisco, in analisi l’immagine dell’inconscio, può arrivare a disintegrare la personalità di chi l’ignora e di chi non gli riconosce il valore. E in una sorta d’ironico contrappasso, bisogna guardarlo negli occhi per non diventarne la vittima.
Ma <<chi mangia chi?>>. L’incatenato carceriere di pag. 41 è un paradosso che ci riporta al Giovenale di <<chi custodirà / i custodi?>>(4).
Il rapace che uccide è anche il nido che accoglie, il gatto mammone, la voce chiara e la voce scura, il demiurgo, lo speleologo, il bel pollo imbalsamato, il gallo implume, lo storno, l’albatros zoppo, comunque il re dell’universo.
L’incontro, come si è detto, avviene sulla soglia. L’immagine del limite, della skenè, ricorre spesso nel testo: la sosta ingorda sul limite del prato e interdetta da un filo spinato (pag. 24); la sentinella allerta (pag. 13) che accoglie sulla soglia con la frusta in mano e un sorrisetto austero (pag. 34).
Ma perché combatterlo, come farebbero la donnola o il gallo con il suo canto(5), quando <<niente è peggiore di questo vederti incontrarti amarti e morire?>> Sentimenti che possono rimandare alle quattro pregnanti e significative sezioni in cui è suddiviso il volume quali: Il basilisco, Dal silenzio, Un dolore particolare, Niente è più com’era.
Per concludere un ulteriore conferma, questo recente lavoro di Renzia D’Incà, del rilevante impegno espressivo e dell’ampia consapevolezza non solo poetica ma anche filosofico – spirituale propri dell’autrice.
Note:
1. Si confronti quanto scrive Luigi Blasucci nella nota riportata sul retro di copertina del volume: <<(…) si delinea la presenza di un non – io insieme complice e tiranno (…)>>.
2. Il basilisco, dal Greco basilískos “piccolo re”, diminutivo di basiléus, re, con una cresta a corona sul capo, secondo
la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio sarebbe un piccolo serpente, temuto dagli altri serpenti per il suo sguardo mortale e il fiato velenoso.
3. Anche Alberto Magno nel De animalibus scriveva di credere allo sguardo assassino del basilisco.
4. Giovenale, Satire, VI, 347 - 8.
5. Secondo la leggenda i nemici mortali del basilisco sono la donnola, i galli con il loro canto e lo specchio, che lo
uccide riflettendo il suo stesso sguardo.
E’ stato inoltre consultato J. Chevalier, A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Bur, Rizzoli, Milano, 1989.
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