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Incontri al Caffè dell'Ussero e Iniziative culturali
Nella foto da destra: Valeria Serofilli, Paolo Ghezzi, Ivano Mugnaini e Sergio Berti
9 Dicembre 2011 – Biblioteca Comunale di Pisa
Sono lieta di presentare questa mia recente pubblicazione, che segna il mio debutto nel campo del racconto breve a prescindere dalla parentesi di Pisantology, in una cornice istituzionale e quanto mai adeguata, in quanto ricca di libri e di cultura, quale la Biblioteca Comunale cittadina per la cui concessione ringrazio il Comune di Pisa nella persona del vice Sindaco dott. Paolo Ghezzi (al quale passerò la parola per la recensione critica dopo l’ouverture di Sergio Berti). Interverranno poi Ivano Mugnaini, curatore del volume e codirettore della collana di narrativa Altrescritture di Puntoacapo Editrice, nonché alcuni autori inseriti con me nel Quaderno che ci hanno raggiunto da Roma quali Mario Massimo e Domenico Vuoto (che ci proporranno la lettura dei loro testi antologizzati) e Laura Leoni per proseguire con considerazioni e interventi degli Amici degli Incontri Letterari all’ Ussero di Pisa e Corliano.
Pur avendo ad oggi scritto in prevalenza poesia, ultimamente amo alternare poesia e prosa in modo che restino connesse tra loro in un percorso sul significato e sul senso, cercando di restare fondamentalmente fedele alla mia poetica.
Ho appreso dunque con piacere che i miei racconti sono stati selezionati per l’inserimento nel volume antologico Il Quaderno di Dedalus, Annuario di prosa contemporanea che è oggi al suo primo numero e che prende il titolo dal sito di Ivano e come riferimento più ampio al protagonista del libro di Joyce Ritratto dell’artista da giovane.
Ho riunito i racconti nelle due raccolte Come esser tondi in un mondo di quadrati e Comete per la coda a seconda del tema e dell’atmosfera prevalente.
Come esser tondi in un mondo di quadrati raccoglie racconti - ricetta in cui i vari protagonisti cercano di sopravvivere nonostante le caratteristiche innate e la coscienza della propria peculiarità acquisita attraverso l’esplorazione della loro dimensione interiore e del mondo esterno tramite esperienze a volte tragiche a volte grottesche.
Comete per la coda ha invece il sottotitolo significativo di racconti brevi per adulti che si sentono ancora bambini.
Prima di passare la parola anche agli altri autori inseriti nel Quaderno che ci hanno raggiunto da Roma quali Mario Massimo e Domenico Vuoto (che ci proporranno la lettura dei loro testi antologizzati) desidero proporvi un racconto a cui sono particolarmente legata per la sua attualità, in quanto ispirato alla storia vera della peruviana Milagros ma anche per i risvolti metaforici e le riflessioni che intende evocare.
Sirena (Omaggio a Milagros) dalla raccolta Come esser tondi in un mondo di quadrati.
Recentemente ho avuto il piacere di beneficiare di alcune recensioni tra cui di una poetessa che è anche una mia cara amica che non è presente ma di cui sarò lieta di farvi leggere la sua breve ma intensa nota di lettura ai miei racconti.
Evento segnalato in Modulazioni di Franco Santamaria agli eventi di Dicembre, nel sito del comune e nel portale VDBD (viadellebelledonne) oltre che naturalmente nel mio sito personale.
Natale da gatti
Il racconto Natale da gatti che apre la raccolta Comete per la coda (dal sottotitolo significativo di Raccolta di racconti brevi per adulti che si sentono ancora bambini) era nato inizialmente dai testi lirici “Notte di Natale” e “Abete” (quest’ultimo nella mia opera Acini d’anima con cui nel 2000 vinsi il premio Astrolabio sezione poesia) su cui si è innestato lo spunto narrativo relativo alle vicende della gatta (variazione dunque abbastanza significativa in quanto è stata inserita questa figura felina).
Valeria Serofilli
Pisa, 9 Dicembre 2011
COMMENTO AD ALCUNI RACCONTI DI VALERIA SEROFILLI
di Maria Giovanna Missaggia
Nonostante la grande varietà dei temi e dei personaggi di questi racconti, Valeria Serofilli rimane fondamentalmente fedele a se stessa ed alla propria poetica anche nello scrivere in prosa. Una prosa godibile per la rapidità del suo ritmo, ma intensa, per l'accostamento sempre imprevedibile di concetti e di immagini che aprono tra una parola e l'altra echi emotivi, rimandi letterari e soprattutto gettano lampi di luce in zone profonde della psiche umana.
Il primo tratto, ben riconoscibile, che contraddistingue la Serofilli come autrice di testi tanto in poesia che in prosa, è la capacità di metamorfizzare la lingua, di assemblare, grazie ad una composizione assolutamente personale di parole e di immagini, un sistema espressivo nuovo, che riesce, con grande efficacia, a catturare ed a dar voce a tutto quanto c'è di inesprimibile e di intraducibile nell'esperienza di una vita.
Questo nuovo sistema espressivo si avvale, oltre che di un modo originale di strutturare gli elementi della frase senza mai discostarsi dal rigore sintattico, anche dell'uso ricco e articolato di epigrafi che non hanno la funzione di decoro citazionistico ma entrano in risonanza con il titolo del racconto, nonché con i richiami letterari esplicitamente inseriti nel testo, contribuendo così ad aprirne, complicarne, approfondirne i significati, e ad inquadrare il senso di episodi di vita quotidiana in una visuale più ampia ed inusuale.
Il secondo elemento di continuità tra le poesie e le prose della prima raccolta riguarda il tema della creazione, che nei testi poetici indaga il difficile momento del farsi, del passare dal non essere all'essere di un'intuizione poetica, e nelle prose può descrivere l'operazione di trasnsfer tra l'osservatore dell'opera d'arte compiuta ed il suo creatore (come in L'anacronismo dei Classici - Sindrome di Stendhal), o può cimentarsi nella sfida letteraria, pienamente vinta, di rappresentare il momento in cui la coscienza emerge dal non essere all'essere quando nasce, o quando accidentalmente ri-nasce in seguito ad un incidente stradale. Altrettanto paradigmatico in questo senso il racconto Un viaggio dentro e fuori, che rappresenta in forma figurata e concreta (un viaggio in treno) l'attitudine psicologica di chi tende ad esplorare l'esistenza in senso verticale, con un'azione di scavo e di approfondimento continuo, anziché in senso orizzontale, di accumulo e di agglomerazione di esperienze diverse.
Il segno più veritiero della padronanza che uno scrittore ha della propria arte credo sia la capacità di utilizzare tanto registri stilistici complessi e difficili, quanto le forme più fluide e semplici del discorso, quelle che, con apparente facilità, riescono a creare di primo acchito l'atmosfera incantata della favola, ed a recuperare le fonti originarie del narrare, che hanno sede nel semplice desiderio umano di ascoltare una bella storia.
E' quanto Valeria Serofilli riesce a fare nella seconda raccolta Comete per la coda. Esemplare, in questa, è la favola a più episodi Natale da gatti dove, attraverso l'affettuosa curiosità della gatta Mimmma e le vicende di piante ed oggetti inanimati, l'autrice riesce a condensare nel breve giro di un racconto spunti di riflessione sugli insolubili dilemmi della vita umana.
Maria Giovanna Missaggia
Pisa, 9 Dicembre 2011
Riflessioni sulle raccolte di prose Comete per la coda e Come essere tondi in un mondo di quadrati di Valeria Serofilli
di Andrea Salvini
Per noi che, almeno sinora, abbiamo sempre scritto solo in prosa, è stato fonte di gioia leggere i testi della nostra amica Valeria. Abbiamo così avuto modo di ripercorrere, sull’altro versante dell’arte dello scrivere, la sua evoluzione artistica.
Nella prima raccolta, Comete per la coda, che già conoscevamo in parte, abbiamo ritrovato con un po’ di succosa nostalgia, ci sia concesso, la prima Valeria, quella che abbiamo conosciuto sui banchi della SISS. Ella, qui come negli Acini d’anima, sa regredire lucidamente al mondo cristallino dell’infanzia, per scoprire, attraverso gli occhi di un micio, l’orgoglio di un abete da giardino divenuto uno splendente albero di Natale. Già, il micio, o, meglio, la micia, animale tanto caro a Valeria, che diviene in queste prose una puntigliosa scopritrice di piccole ingiustizie, a cui tenta di rimediare maldestramente, senza capire fino in fondo le conseguenze dei suoi atti. Il tutto avviene in un quadro stilistico e narrativo limpidamente allegorico, che ci ha fatto pensare a certi racconti di Oscar Wilde.
Il titolo della seconda raccolta ci ha ricordato di primo acchito Micromegas di Voltaire e ci ha fatto pensare ad un cammino creativo nuovo e anticonformista. In effetti qui abbiamo visto spiegarsi quel nuovo interesse per il mondo dell’uomo e delle sue sofferenze segrete, che già avevamo avvertito commentando Amalgama, l'ultima raccolta poetica di Valeria.
Emblematica, in tal senso, ci è parsa la prosa iniziale La coscienza: l’Autrice rivede se stessa nella foto da neonata e, come ogni persona umana, prende coscienza di come l’uomo non possa sfuggire alla necessità ineludibile di vivere la vita una volta che vi sia stato catapultato: una tematica semplice e antichissima, che ci ha fatto pensare prima ad un celebre passo di Lucrezio e poi, più vicino ai nostri giorni, a Clemente Rebora e alla sua celebre lirica al carro vuoto sul binario morto. Ma vi si vedono rappresentate un po’ tutte le aree della sofferenza umana del quotidiano, quella che non sale quasi mai alle ribalte della cronaca: ecco così una grave forma di disabilità, la sirenomielia, in La sirena; ecco l’emarginazione che si trascina per decenni, ben oltre i confini del periodo scolastico, da parte di una classe verso una compagna colpevole solo di aver organizzato una festa senza invitare tutti; ecco la scoperta del tradimento coniugale da parte di una moglie dotata di un olfatto ipersensibile…
Come abbiamo osservato riguardo alle raccolte poetiche, lo stile si evolve sensibilmente da una raccolta all'altra: nella prima è incline a suscitare emozioni di sogni infantili, mediante una sintassi che pare sospendersi in sapide pennellate coloristiche; nella seconda diviene più tagliente e incisivo anche grazie ad un uso misurato di quelle antitesi, di quelle metafore, di quegli accostamenti imprevedibili d'immagine che abbiamo spesso osservato nelle sue liriche: proprio uno stile quadrato per difendere una rotondità interiore…
Non ci rimane che fare i nostri auguri a Valeria incoraggiandola a continuare nella sua esperienza letteraria.
Andrea Salvini
Pisa, 09/12/2011
Valeria Serofilli: scrittrice di racconti
di Paolo Stefanini
Nei recenti Quaderni di Dedalus (Puntoacapo Editrice, Novi Ligure 2011) compaiono due serie di racconti di Valeria Serofilli, che – confesso - ho aperto con stupore. Valeria Serofilli, infatti, è una grande poetessa come tale riconosciuta da tutti e per tutti cito Gianmario Lucini che a lei ha dedicato lucidissime pagine di critica. La sua poesia è elegante, profonda, sempre originale e concisa. In particolare su quest’ultima qualità consiglio di rileggere i brevissimi suoi capolavori di tre- quattro versi, meno di venti parole: si stampano nella memoria e poi iniziano a crescere ed a produrre idee, come se si fosse letto un buon libro intero!
Allora perché questa Valeria scrittrice di racconti? Si scopre leggendo: anche la sua prosa è elegante, profonda, sempre originale e concisa. Sempre lei, quindi, sempre la stessa forza, sempre lo stesso effetto fecondo, ma in un altro canone, forse… per un altro pubblico.
Del resto uno scrittore, se ha da dire, deve dirlo al pubblico più vasto possibile ed il pubblico della prosa è altro e ben più vasto di quello dei versi. Perché volgergli le spalle e perché non mettere a sua disposizione quella riconoscibilissima pregnanza d’espressione che il poeta, e solo il poeta, apporta alla prosa. Detto questo, l’operazione della nostra autrice non solo appare sensata ma è anche intellettualmente meritoria, anzi, doverosa.
Sono certo che i racconti di Valeria avranno successo e che produrranno in chi li legge non solo appagamento ma anche il desiderio di una comunicazione ancora più sintetica, coinvolgente, evocativa, creativa: quella dei suoi versi.
Paolo Stefanini
Pisa, 9 Dicembre 2011
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