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Lucia Landucci, Pezzi di vita ... e dintorni, Felici Editore, Pisa 2003.

Saggi e note critiche di Valeria Serofilli

Nota di lettura sulla poetica di Lucia Landucci
di Valeria Serofilli


Lucia Landucci ha conseguito la laurea in lettere presso l’Università di Pisa e si è inoltre diplomata in pianoforte presso l’Istituto Mascagni di Livorno. Docente elementare in una scuola della città, alla sua opera prima di poesia è seguita, nel 2006, la pubblicazione di racconti Ombre in transito e baci in fuga per la casa editrice Ibiskos di Empoli. Autrice che se, pur esordiente, ha già dato prova di possedere ottime qualità che ben si sposano con una buona tecnica di base e talento.

Nella sua opera prima
Pezzi di vita e dintorni, per i tipi di Felici Editore, Pisa, 2003, testo impreziosito dai disegni di Roberta Lazzeri, vi sono gli affetti teneri e importanti di una quotidianità riscoperta e rivalutata nei suoi aspetti più belli e con essi le verità semplici e grandiose insieme, come quella contenuta nei versi di cui parla della nascita del figlio:

<<Già eri, già ti amavo / e lo sapevamo solo io e te / (…) i sospiri,
il solletico e le carezze che mi hai fatto (…) Gioia immensa,
unica, impossibile, divina, da ingoiare tutta (…)>>

(da “Sei nato” in Pezzi di vita, cit.)

In un’epoca in cui si tende a deprezzare e a svalutare, in cui tutto, perfino gli affetti, sono resi merce o farsa mediatica che scimmiotta inverecondi spettacoli televisivi, trovare un linguaggio che mira ancora a farsi specchio di emozioni genuine e profonde, è davvero fonte di acqua pura a cui dissetarsi, riassaporando il sapore intenso e autentico dell’umanità. Tutto questo, ed è merito ulteriore dell’autrice, senza retorica ed evitando i sentieri del già detto e dello scontato, il verso vuoto o banalmente estetizzante. La sincerità trova in questi versi, onestamente definiti “pezzi di vita”, un’eco che, senza alchimie metaforiche e senza vani colpi di teatro, giunge all’interno, a quell’interiorità profonda che ancora, a dispetto di tutto, respira e vive.
Perché la vita è <<un luna park con scivoli e altalene>> ci dice l’autrice, e anche se sulla piccola falce della luna il suo Pierrot siede stanco, la parola poetica di Lucia Landucci ha l’energia sufficiente per fissare piccoli scampi di memoria, attimi fugaci della propria e altrui vicenda.
Vicenda di noi uomini, conchiglie in riva al mare, ma non ossi di seppia montaliani bensì <<stelle in un mare di sabbia >> come recita la poesia “Mare”, a mio avviso metafora della condizione umana. In particolare nei versi <<(...) noi, conchiglie in riva al mare (...) stelle in un mare di sabbia>>, traspare un certo ottimismo ben lontano dalla visione montaliana.
Allo stesso modo le corolle aperte dei girasoli dell'omonima poesia,
volte al fluire della vita che vi entra e vi esce, evocano sensazioni positive di predisposizione alla speranza.

Non a caso l'immagine che fa da corredo iconografico alla poesia non è il girasole di Van Gogh ma ricorda quasi una margherita aperta alla speranza.





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