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Saggi e note critiche di Valeria Serofilli
Lovi tra incantamento e affabulazione
Riflessioni di Valeria Serofilli sull’opera pittorica di Michele Lovi.
Il percorso creativo di Michele Lovi mi ha coinvolto sia come studiosa di storia dell’arte sia sotto il profilo poetico.
Dal punto di vista storico-artistico, Lovi spazia dalla razionalità estrema dell’olandese Mondrian alle espressioni irrazionali di un Pollok, di cui conserva il vivido gusto dei valori materici e cromatici senza tuttavia, a mio avviso, distogliere lo sguardo dal medioevo e dal primo Rinascimento.
Ecco, infatti, che nei paesaggi della produzione favolistica dell’artista, affiorano gli spazi (anche se lucchesi e non senesi) di Simone Martini e i draghi e i cavalli che popolano le tele di Paolo Uccello quali “San Giorgio e il drago” e “La battaglia di San Romano”.
Dal lato poetico, le opere di Lovi hanno dato vita a questa mia nuova produzione di poesie, giacché il mondo non entra nella tela di un pittore, ma se affiancato dalla parola scritta senz’altro si dilata, e viceversa. L’istanza conoscitiva che muove il mondo letterario delle parole e quello artistico delle immagini è, infatti, fondamentalmente la stessa e anche se attraverso l’uso di tematiche e stili diversi, i messaggi sono confrontabili ma anche complementari fra loro, secondo il principio oraziano Ut pictura poesis.
Così ad un quadro come “Fra terra e cielo”, per la tematica attinente, ho associato poesie quali “Equilibrio” e “Arsura”.
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