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Presentazioni al Relais dell'Ussero a Villa di Corliano
Nella foto: Narda Fattori, Valeria Serofilli e la violinista Laura Picchi
Presentazione
E' un piacere per me, in qualità di Presidente del Premio Astrolabio, proporre questo secondo volume dell'antologia che riporta una selezione dei lavori premiati nell'ambito delle sezioni “Silloge di Poesia” e “Poesia singola a tema”.
Anche per l'edizione 2010/11 è stato riscontrato il livello più che apprezzabile delle opere partecipanti.
Il premio si è articolato in tre sezioni. Quelle che hanno fatto registrare un più alto numero di adesioni sono state la sezione che prevedeva l'invio di un libro di poesie e la sezione inediti, nel cui ambito la partecipazione quest'anno era più impegnativa in quanto si richiedeva un'intera silloge di almeno 15-30 liriche, al fine di valutare meglio il valore del singolo autore, prendendo in esame un campione più ampio della sua produzione.
A differenza della precedente edizione per la sez. poesia singola a tema sono stati proposti due temi diversi a cui gli autori potevano ispirarsi: le due liriche “Inchiostro” e “Preghiera del poeta” entrambe tratte da Amalgama in Valeria Serofilli – La parola e la cura e come secondo tema quello proposto dalla Commissione Nazionale Italiana per l?Unesco 2010 “Incontro fra diversità culturali”.
La Giuria che già le scorse edizioni presentava personalità di spicco provenienti dai vari settori del mondo letterario e dello spettacolo e accomunati dal fil rouge quale l'amore per la poesia, quest'anno è stata riconfermata in tutti i suoi componenti: Mauro Ferrari (poeta e direttore Ed. Puntoacapo), Ivano Mugnaini (scrittore e critico letterario), Giulio Panzani (poeta e giornalista), Andrea Salvini (antichista) e Antonio Spagnuolo (poeta e direttore della rassegna telematica Poetry-dream).
Valeria Serofilli
Il DILUVIO DI NARDA FATTORI: FINE O RINASCITA?
Il volume di Narda Fattori, dal titolo volutamente simbolico Dentro il diluvio, vincitore della sezione Silloge inedita del Premio Astrolabio Poesia edizione 2010/11, richiede ed impone una lettura attenta, non casuale né distratta.
Si tratta infatti di un testo forte, compatto, intessuto di valenze e archetipi. E il simbolo di base e partenza è appunto il diluvio.
Sicuramente l’acqua è dei quattro elementi quello maggiormente presente nella speculazione simbolica e uno dei più significativi sul piano psicologico, forse in quanto può essere amica e nemica, apportatrice di vita come di morte, fecondatrice e distruttrice, assomigliando all’animo dell’uomo e del poeta: irrequieta, è confine e infinito. Il diluvio si distingue infatti per il carattere non conclusivo, in quanto distrugge ciò che è logoro, ma è pur sempre seguito da una rinascita e germinazione dell’umanità nell’acqua e dall’istituzione di una nuova epoca.
La poesia di Narda Fattori si muove, con dolorosa ma vitale e reattiva consapevolezza, tra questi due estremi esistenziali sopra citati: confine e infinito.
Al centro, a metà strada tra questi poli contrapposti, contraddicendo l’ortodossia bernanossiana del <<non ci sono verità medie>>, troviamo la lotta contro il diluvio, l’autrice e la sua poesia, l’energia creativa capace di agire sulla realtà ricreandola. E anche se l’io lirico non sa più “cavalcare i venti”, riesce tuttavia ad individuare la via del ritorno, l’ancora di salvezza nascosta sul fondale marino.
E’ così che la cosiddetta poetica dell’assenza, resa universalmente nota dal Montale di “Non chiederci la parola”, viene qui positivamente e attivamente rovesciata.
Una poesia di ricerca che grida soluzioni dall’area semantica del diluvio, di cui alcuni esempi significativi si trovano già, a nostro avviso, nella lirica iniziale “Dentro gli eventi abita ancora” in cui l’autrice cita, nell’ordine: i venti, il fiato e i temporali d’autunno.
Anche gli elementi della natura sembrano rispecchiare l’imminenza dell’evento catastrofico, mimandone, in maniera quasi speculare, i fischi, il turbinío e i risucchi.
Citiamo da “Dentro gli eventi abita ancora”:
<<(…) il merlo fischia (…) come le falene dalle ali bruciate
che il netturbino aspira via …>>.
E ancora in “Come vento il tormento è al di qua dell’uscio” ritroviamo i termini vento e soffio e il cielo stesso viene in qualche modo sfrecciato, come spazzato via dalle grandi migrazioni; naufragio senza ciambella di salvataggio (in “Non me l’hanno mai spiegato”); tempesta, onda (in entrambe le liriche “La solitudine non ha vertici” e “Nelle sinapsi troppe scorie pensose”); acqua, rivoli (in “L’alba non ha più canti di usignoli”).
Un libro, questo di Narda Fattori, che abbina efficacemente un linguaggio ricco di metafore d’impostazione classica o comunque ottimamente armonizzata, pur nell’ambito della scelta moderna di eliminare la punteggiatura, con tematiche che riflettono anche la realtà attuale, i disagi, i conflitti, la “mal’aria” e le contraddizioni della nostra epoca.
Quasi a volersi immergere, come suggerisce il titolo stesso, dentro i flutti del tempo, sia quelli limpidi e cristallini che quelli più torbidi e densi, intrisi di problematiche e difficoltà:
<<Non si può mappare il disagio
fonte inaridata e inquinata che sia
non ci sono coordinate certe
mancano punti fermi troppi interrogativi>>
(da “C’è del disagio in un oggetto”)
Ritroviamo tuttavia, alla fine di ogni lirica, la volontà di strappare qualcosa a questo diluvio, quasi a salvare i relitti dell’esistenza riportandoli a riva:
<<- ma se vuoi – dimmi di marzo (…)
Parlami di lune e mi parrà di rincorrere
ancora le lucciole nel solstizio
dell’estate>>.
Porsi dentro il diluvio, dentro gli eventi, dentro il “grande enigma”, significa essere un tuttuno con questa dimensione, per lottare dall’interno: citando le parole dell’autrice “una mente che vuole rammendare”, “una vela stracciata che si fa bandiera”, “una vita di ritorno”.
Porsi dentro, per potere osservare il diluvio da una posizione apparentemente sicura, e al fine di mantenere un minimo di lucidità e quel di stanziamento necessario per poter osservare gli eventi in modo nitido, senza tuttavia rinunciare al coinvolgimento emotivo. Porsi dentro, anche a rischio di esserne travolti.
Perché, anche se <<la natura umana partecipa della sciocchezza più che della saggezza>>, laddove sussiste, <<la saggezza si matura / attraverso sofferenze>>.
L’immagine del diluvio fornisce dunque a Narda Fattori un pretesto per passare da una visione di natura meramente descrittiva ad una riflessione di più vasto respiro, come universale deve essere il messaggio della poesia, secondo il noto pensiero aristotelico nel quale si sostiene che <<la poesia è qualcosa di più filosofico ed elevato della storia. La poesia tende piuttosto a rappresentare l’universale, la storia il particolare>>.
Valeria Serofilli
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