Apriamo la pancia del pensiero: lecchiamoci l'ombelico
sciogliendo nell'intimità ogni nodo.
Utilizziamo immediatamente la grazia qui:
la mia mano cieca ti tocca
il corpo
fino all'infanzia profonda preistorica.
L'urgenza umida del tuo fiato la lingua
non riconosce più parola viene
e mi bacia.
Qui nel buio dell'interiorità
la corrente elettrica.
Da La magnifica bestia, Traven book, 2007
Giallo
Io so nbotto giallo ntol cervello tsitto
Dla soletudine. L'epo de lujo
che coce.
Lmiele.
So lmiele che nengue
Drent'a la trippa dla notte:
ogne d'oro
lvento.
Da Adlujè, Il Ponte del sale, 2003
Traduzione: Giallo
Io sono un'esplosione gialla nel cervello muto
della soletudine. L'ape di luglio
che scotta.
Il miele.
Sono il miele che nevica
dentro la pancia della notte
ungendo di oro
il vento.
Le foglie
Abbi cura di te delle foglie
che lentamente nessuno sentirà ti cadranno.
Inumidisci la profondità delle tue crepe
scritte sul tuo corpo dall'ustione
nella fosforescenza ignea del gelo e dell'estate.
Proteggi le vene d'acqua da cui nascesti il pozzo
per la tragedia della tua continua sete per l'orto.
Compi fino in fondo la tua resurrezione.
Custodisci i tuoi piedi interiori
che si orientino scalzi
di terra in terra dentro la memoria biologica
geologica
fino alla lontanissima vicinissima presente
origine.
Per la pioggia prepara una ciotola
dentro cui prima o poi accadranno pani onde oceaniche e pesci:
mangia bevi e in quella acqua lavati.
Guadagnati in ogni morte la gioia.
Ai tuoi amanti offri il meglio di te
non necessariamente la parola.
Ricordati l'eredità.
Che un nuovo dono crea ulteriore responsabilità.
Intensificati durante ogni viaggio.
Hai il poema nel tuo cuore rabdomantico
il tuorlo nell'uovo
il metronomo con cui farai esercizio nel respiro.
E ora va: passa la soglia. E cantala.
Da Segni, Studio Calcografico Urbino, 2007
Cosa portargli se non quattro elementi per cena
e l'animale rosso che batte
sangue
dentro le mie costole.
Aprirò il pane con un solo taglio
di lingua.
Il suo petto
con la mia nudità regale.
Offrirò gli anelli
della mia spina dorsale
i miei diecimila anni per terra. Quello che vuole:
entrare.
Un lunghissimo viaggio preistorico
dentro la mia aorta
meraviglia.
Da Il segno della femmina, Lietocolle, 2000