La gatta a quattro codedi Nadia Cavalera
Prima fu Babet, la gabbia a doppio scomparto
il cartellino "sverminati" i gemellini a coppie pezzati
la macchia nera sul muso fregio quasi sfregio per noi pregio
e divenne “1a più bella che c'è",
poi specialista in falene alla cui cattura
intonava per pubblico bando struggenti nenie.
Il giorno dopo prendemmo Bessie la sorellina nera mascherina
scalatrice di tende di nostre membra bende
s'appollaiava beata sulle spalle,
poi padrona dei tetti terrore di pipistrelli e uccelletti
ma dolce e schiva divenne per noi “1a regina".
E quando per più giorni non tornò cercammo ovunque
anche al gattile dove scoprimmo invece nella stessa loro gabbietta
una nera smorfiosetta in osservazione per sospetta lacrimazione
e ci portammo a casa Betta che,
dopo il ritrovamento della smarrita
in soffitta cieca finita, per noi divenne “1a benedetta",
dalle altre però reietta sdegnosa quindi di cassetta
a sigillo spandeva fiorodori nella casa infetta..
Infine tramite figlio venne la little Lilli
manto grigio tigrato musetto di lince un furetto,
a Natale ci regalò il primo bollore
fruIli trilli squilli per noi divenne “1a tutta grilli".
Questa è la mia gatta a quattro code e un solo nome,
plurilinguistica contrazione: Elisabetta mia diletta.
Nadia Cavalera
IL RE DELLA POLTRONA
(Ode al gatto)
Come onda che preme e si ritira
le unghie si nascondono furtive
in morbidezze antiche, umide al tatto.
Lo sguardo birichino si confonde
in guizzi repentini sul cuscino.
Batuffolo ramato un po’ sornione
di passi come nuvole leggere.
La mano che accarezza ti sorprende,
inchina lenta acrobazie piccine.
Lo sai d’essere il re della poltrona
e sorridi di noi, folletti strani.
Chi siamo con le cantilene stanche
a chiamarti con nomi di bambino?
Tu sbirci, senza perdere l’onore,
regale ti compiaci e ti distendi,
le note della sera un po’ indolenti,
malizia arresa sulle ciglia brune.
Copyright Roberta Degl’Innocenti
(Per la festa TUTTI MATTI PER I GATTI (Accademia
Vittorio Alfieri).
Pubblicazione Antologia Premio Lodi Vecchio 2010
Dal libro: I graffi della Luna, Edizioni Del Leone, 2012
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)
GATTO FANCIULLO
Un batuffolo bianco, crema di cotone,
Tommy, Gatto Fanciullo, unghie gentili,
quando le ombre della sera bucano
la notte: passo felpato, luce cinerina.
Un cantuccio, una rosa, un brivido arlecchino,
ron ron gigante sopra muso acerbo.
I gatti sognano, muovendo le zampine,
a volte piangono o ridono, come le persone.
Le lacrime dei gatti sono tonde, più grandi
delle altre, sono pure.
Un batuffolo bianco, fiore di memoria,
carezza calda su piuma arcobaleno.
Casta la notte, quando arriva rapida
a stanare i segreti del silenzio.
Un sorriso, uno sguardo, un refolo di vento.
Sei andato via dormendo nel tuo letto,
Gatto Fanciullo, su filo d’aquilone.
Copyright Roberta Degl’Innocenti
La poesia è dedicata a un gatto di nome Tommy
20/08/2005
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)
Gatto
Sono un dio per te.
Col muso a punta gli occhi semichiusi
adorante mi guardi
accovacciata
non perdi un movimento
nella casa. Con me
tua la cucina, il divano in salotto
il letto, il grande letto
dove la sera
- un balzo e tre passi felpati
ti avvicini guardinga
al mio cuscino.
Tracce di bosco ancora nei tuoi occhi
ma forte il desiderio di carezze.
Al sommesso vibrare di coda e di fusa
fragile come preghiera
sospesa (sorpresa) mi arresto
nel timore di un gesto
sbagliato
per non turbare la tua sicurezza
che dentro il letto c’è davvero un dio.
Annalisa Macchia (marzo 2017)
C'È UN GATTO FRA NOI
C’è un gatto fra noi
tra la mia coscia e la tua
lungo bianco disteso nel letto
quando si muove il suo campanello tintinna
miagola quando ha fame
quando chiede attenzione
ci guarda mentre scende le scale
ci chiama insistente
per farsi aprire le porte
c’è un gatto tra noi
che sa quel che vuole
Nadia Chiaverini
IO E LA MIA GATTA
Osservavo io e la mia gatta,
il crepuscolar del cielo,
sull’affaccio aperto del giorno
coi misteriosi profili affiancati.
Seduta nella sagoma altera
il suo silenzio nel mio confuso,
gli artigli di ambra inguantati
prima delle ruzze quotidiane.
A volte non necessitano parole
ma baffi vibranti e virgole di code
a svelare i miei giochi astuti
e nostalgiche ombre sinuose.
E se il ruvido fusare risuona
nella mia fossetta del giugulo,
si fonde la mano bianca nella bianca zampa
e il mio sguardo s’accende delle stesse sue braci.
Veronica Manghesi
PRESENZA – ASSENZA
In questa notte illune
nera come l’inchiostro
flebile suono incrina
l’arcano sonno.
Pare lamento, richiamo,
velato bisbiglio.
Di serico velluto
passi prudenti e taciti
sfiorano il cuore.
Immagino la tua presenza
dietro il velario del sogno.
seppure gentili
lacerano l’anima le unghie
affilate dell’assenza.
Poesia inedita
Scritta dopo la morte del mio amato gatto Lino.
Laura Meini