E la
Festa dei Gigli si laurea a Pisa
NOLA – Ha girato per la città come l'ultima persona del posto e come unica guida s'è affidata alla sua vivace intraprendenza. Tornata all'ombra della Torre pendente, la visita è diventata una brillante tesi di laurea su I Gigli di Nola. L'eccezionalità sta nel fatto che a scrivere seicento pagine su questa manifestazione folkloristica, antichissima ma ancora poco apprezzata nel resto d'Italia, sia stata, appunto, una studentessa di Pisa che, fino a due anni fa, non sapeva nemmeno dell'esistenza di questa kermesse ricca e corale, a metà tra un film di Fellini e un grande happening all'americana. Sul lavoro della studiosa pisana c'è ora anche un concreto interesse da parte della Pro Loco di Nola: Stiamo cercando uno sponsor che ci permetta di pubblicare il testo. E questo impegno vuole essere anche una provocazione – sottolinea il presidente dell'associazione, Gaetano Profeta – perché la città si riappropri e sappia poi valorizzare la Festa. Valeria Serofilli, che ha guadagnato a pieni voti il titolo di gigliologa, concluso il suo lavoro on the road, a stretto contatto con la gente, lancia un appello ai Nolani: Avete un patrimonio inestimabile di cultura e tradizioni, qualcosa di eccezionale: seppiatelo conservare. E aggiunge: Purtroppo la Festa non ha quel che merita. Cercate di trovare un modo per farla conoscere. Alla giovane dottoressa non sono sfuggiti i problemi organizzativi che si incontrano quando, non essendo del posto, si vuole seguire la processione delle alte guglie di legno: Nola non ha grosse possibilità ricettive, e poco aiuto – sottolinea Valeria – si riceve anche dal Comune. La neo laureata in Storia del teatro e dello Spettacolo alla facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa, è riuscita però a superare ogni difficoltà. E per due giorni si è trasformata in reporter d'eccezione per una cronaca da rendere ai propri docenti. Ed ha scoperto così che la Sagra va vissuta per poter essere capita. Raccontarla è un po' più difficile. La tesi proposta, quindi, era stata documentata, al momento della proposta, con un ampio filmato della ballata che si svolge la domenica seguente la ricorrenza di San Paolino (il 22 giugno), il vescovo al quale è dedicato lo sforzo delle paranze (circa 200 uomini) nel trasportare a spalla gli obelischi rivestiti di cartapesta, attraverso i vicoli del centro storico, mentre una folla che non riesce a contenere l'euforia si lascia andare a danze improvvisate sulle note di allegre fanfare. Lo studio – spiega Valeria Serofilli – ha analizzato in tutte le sue forme la Festa tenendo presente anche le implicazioni storiche, teologiche, sociologiche e psicologiche che inducono un'intera città a prendervi parte con sentito entusiasmo. E anche se la festa va man mano perdendo quei valori antichi legati alla tradizione religiosa e culturale, sostituendoli con interesse economico e commerciale, tuttavia mantiene ancora profondi contenuti che fanno sì che un popolo e una città la celebrino da oltre quindici secoli.
Antonella Laudisi