Nota di lettura(.pdf) di Valeria Serofilli al volume Il tenero peso dell’ombra (Edizioni Lepisma, Roma 2011) di Sandra Vergamini.
Il volume Il tenero peso dell’ombra che Sandra Vergamini ha pubblicato per i tipi di Lepisma Edizioni di Roma nel 2011 nella Collana “I Girasoli” diretta da Luigi Reína, è introdotto dall’interessante prefazione di Dante Maffia, curatore del libro. Una pubblicazione che si pone all’attenzione del lettore già a partire dal titolo, particolarmente ricco dal punto di vista metaforico e sul piano dell’artificio retorico in quanto mistione tra sinestesia e ossimoro, ulteriormente complicato (tenero / peso / ombra).
La raccolta che si articola in tre sezioni, nasce dall’ispirazione dei testi del poeta spagnolo Pedro Salinas riportati come epigrafe ad ognuna delle sezioni del libro.
Mi piace tuttavia improntare questa mia lettura non tanto su parallelismi con i testi di Salinas, quanto piuttosto su un confronto analitico che prende come orientamento di base, con analogie e contrasti, liriche dell’autrice e miei aventi lo stesso titolo.
Molte delle tematiche affrontate da Sandra Vergamini sono infatti a me care e familiari, ad iniziare dall’eclisse. Come amo ripetere scrivo infatti da un giorno di eclisse, nell’atmosfera dal magico momento in cui “sole si fa luna” come riporta Alberto Caramella nella prefazione dell’audiolibro Nel senso del verso che ho pubblicato con ETS di Pisa nel 2006.
Pur essendo possibile rilevare delle analogie, è interessante per me notare anche il diverso modo di rendere lo stesso tema, ad esempio la diversità d’approccio. Scrive l’autrice:
<<S’alternano così la notte e il giorno
fino a quando un’eclissi di memoria
oscurerà il nostro canto>>.
(da “Eclissi”, cit., p. 25)
Citando invece me stessa:
Ti vesti e ti rispogli di colore
Sole che regala i raggi e
in un istante si fa luna anche
per essere al contempo giorno notte
Fiaba in cui / tramutati
di giorno, lei in rapace
e di notte, in lupo lui
uno solo fu il momento che li strinse
all'altro l'una:
quando sole a mezzogiorno sposò luna
per fondersi in eclisse.
(da “Eclisse” in Acini d’Anima)
Un altro esempio di poesia avente lo stesso titolo è “Tragitto”, anche se il percorso che traccia la Vergamini è circolare, quasi una sorta di ring-composition, mentre nel mio testo ha uno sviluppo progressivo e più lineare e si riferisce non tanto al campo amoroso ma più propriamente esistenziale.
Così la Vergamini:
<<Ti ho voltato le spalle
e cammino fuori da me
scegliendo percorsi secondari.
Mi apposto ad angoli di strade
dove passa ancora la mia vita.
Il tragitto tracciato per smarrirti
mi conduce alla tua porta.>>
(da “Il tragitto”, p. 32)
Mentre il mio testo recita:
<<Vivere talvolta è guidare
al buio,senza tergicristallo,
quando piove.
(…)
Ed è ancora ipnosi
che sguardo toglie in parte,
ma soltanto per la manciata
di alcuni secondi:
mentre a bloccar di meccanismo,
è fine del tragitto e buio pesto.>>
(da “Tragitto” in Tela di Eràto, Sovera Multimedia, Roma 2002)
Altri parallelismi si possono riscontrare tra “Ogni volta”, la poesia riportata in copertina, e le mie liriche “Nel senso del verso” e “Gli ulivi abbacinavano il sentiero”, contenuti in Nel senso del verso (op. cit.) e Nel senso del verso – Nuovo volume, quest’ultima opera vincitrice del Premio Cingari e pubblicata da Leonida Edizioni di Reggio Calabria nel 2008.
Ecco qui tornare termini e ispirazioni quali parola, verso, flusso, spazio del non detto e dell’indicibile (nel senso di inenarrabile), appartenenti al campo semantico dell’ispirazione poetica:
<<(…)
Ogni volta
resta uno spazio del non detto
dove posso sfiorarmi piano con lo sguardo
fino al prossimo verso>>.
(Sandra Vergamini, “Ogni volta”)
<<(…)
Arresta il perfetto / l’ansia di superamento
ma noi la cui misura è l’imperfetto
la ricerca intraprendiamo di quel senso
per rivestire larve di non detto>>.
(Serofilli, Nel senso del verso, cit.,)
La Vergamini si avvale di un linguaggio lineare arricchito tuttavia da un ricco apparato fonoprosodico, quali rime interne,allitterazioni, assonanze, consonanze. Tra i vari esempi possibili cito i versi iniziali della lirica “Eclissi” di p. 25, già analizzata tematicamente:
<<Non è per gioco
che il suono scivola nel fango.
E’ che i suoi gusci come fusti leggeri
sono volati al vento.
(…)>>.
Per concludere, facendo ricorso a mia volta ad una ring composition ideale, torno a fare riferimento al titolo; è possibile infatti, riassumere in questi termini le caratteristiche proprie del volume: tenero, che richiama la morbidezza nel senso del “molle” oraziano (dell’istruire dilettando, “il vero condito in molli versi” come scrive il Tasso nella Gerusalemme liberata), ma anche nell’accezione di femminilità, delicatezza, dolcezza suscitata dalla parola poetica della nostra autrice.
Ad esso si affianca il riferimento al peso che invece può richiamare lo spessore e l’influenza esercitata dalla poesia sul fardello esistenziale e, con riferimento al testo di Salinas riportato ad esergo di una delle sezioni, su quell’onda, quasi rappresentazione ideale sia della concretezza che della caducità della vita, capace di essere allo stesso tempo concreta e metaforica, tangibile ed impalpabile.
Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa, 23 Novembre 2012