Nota di lettura(.pdf) di Valeria Serofilli al volume Stelle a Merzò di Adele Desideri.
Il meccanismo della ring composition, la composizione ad anello, caratterizza Stelle a Merzò, il volume di Adele Desideri recentemente pubblicato per i tipi Moretti & Vitali di Bergamo, conferendogli un senso di pienezza paradossale, in qualche modo amaramente ironica.
Perché se è vero che la rotondità del percorso racchiude in sé un senso di completezza, è altrettanto vero che al termine del tragitto ci si ritrova al punto di partenza.
Il percorso, il tragitto, in questo caso è l’amore. Un amore, un tentativo di amare, quindi ci troviamo di fronte al più misterioso e intricato dei percorsi, un vero salto nel vuoto.
Adele Desideri racconta questa breve ma intensa escursione conclusa con un fallimento, tramite un linguaggio adeguatamente sospeso tra concretezza e riflessione, corporeità e spirito, come recita la lirica di pag. 35-37 indicata con la data “20 agosto, Merzò” in quanto ogni componimento viene contraddistinto dalla data e dal luogo di composizione:
Sette colpi ai fianchi,
sette verghe - i capelli strappati -
sette voragini, ogni notte di più.
Una per ora, finché non tornerai tu.
(…)
ti aspetterò qui, sul colle di Merzò,
quando il sole all’imbrunire
colora i prati, l’erba selvatica,
le panchine divelte.
(20 agosto, Merzò)
La parola è il mezzo privilegiato in grado di mettere in contatto queste due dimensioni, trasformando gli accadimenti e le sensazioni in racconto in versi: la parola come essenza di tutto ciò che si può conoscere e anche di ciò che va oltre la coscienza e la conoscenza. Quello che, alla fine del tragitto, resta misterioso, come recita la lirica di pag. 56:
Io non so di te,
delle tue convulse ire,
del tuo persistere nella rivolta.
La mia pelle, però, è incisa
con i graffiti delle delusioni,
con i solchi dei tuoi no,
dei tuoi forse, dei tuoi almeno”:
(28 settembre, Milano”).
Un libro sincero dunque , questo di Adele Desideri, scritto con passione ma anche con lucidità.
Un resoconto autentico di un amore breve ma intensamente vissuto, espresso e raccontato con versi nitidi e veri.
Valeria Serofilli
Nota di lettura(.pdf) di Valeria Serofilli al volume Caro aberrante fiore (Edizioni Opera Nuova Lugano 2013) di Gilberto Isella.
ISELLA E I SUOI METAFORICI FIORI
Già dal titolo del volume, caratterizzato dall’accostamento quasi ossimorico, come sottolineato da vari acuti critici emerge la capacità di scavo di Isella nell’ambito della parola e la sua bravura nel rappresentare ma anche nel trasfigurare la realtà. L’autore cerca lo scarto, per dirla con il titolo di un altro suo libro, cerca lo spazio compreso tra la denotazione e la connotazione, ciò che viene descritto e ciò che resta sottinteso, alluso, percepito come attraverso un velo.
Come indica lo stesso autore, il fiore aberrante a cui fa riferimento il titolo richiama vagamente i fiori del male, cari a Baudelaire, ma, in realtà rappresentano i fiori metaforici della memoria.
Come evidenzia anche Rosa Pierno nell’ampia e circostanziata prefazione, la poetica di Isella è individuale e riconoscibile, costruita in modo solido, ma anche densa di voli interni e fuochi e acrobazie di parole, effettuate però su una struttura salda di riferimenti concreti che spaziano anche in ambiti diversi tra cui scienza e tecnologia. Un autore interessante, Gilberto Isella, i cui lavori hanno attirato l’attenzione di critici e giurie di valore tra cui quella del premio Giuseppe Dessì:
(…)
Dardo profumato
il galoppo d’allora
oggi petalo di un’eco,
falena
che trasvola sullo specchio,
il fuso lido
(da “A Leonardo da Vinci”)
Valeria Serofilli
Caffè Storico Letterario dell’Ussero di Pisa, 7.03.2014.