Vestali - Nota dell’Autrice
Nella raccolta antologica di racconti brevi "Ulisse", la dimensione epica è lontana: abbiamo storie di piccole odissee dei giorni nostri, odissee che vive soprattutto il cuore femminile nella trepidazione della precarietà di un legame affettivo (Il sub) o di una gestazione che potrebbe sfociare nell'infelicità di una vita (Sirena). Così in Vestali, raccolta scritta quasi in parallelo con i racconti durante il mio soggiorno estivo a Rodi, in cui il tema dell'abbandono inteso come allontanamento, dà luogo ad una Penelope che vive un'assenza/presenza, in quanto l'amore dà, l'amore toglie. Una Penelope -Vestale, cullata dal soffio del caldo Grecale o travolta dall'impetuoso Scirocco, assimilabile alla figura di tante eroine abbandonate delle Eroidi di Ovidio, da Arianna a Didone, come giustamente sottolineato da Romboli: "In questi versi della poetessa moderna si avverte l’eco dei lamenti di donne d’altri tempi rivolti agli amanti lontani, del tipo di quelli consegnati, per esempio, all’elegia amorosa di Ovidio nelle Heroides, che non casualmente principiano proprio con la lettera di Penelope allo sposo assente da anni:
Hanc tua Penelope lento tibi mittit, Ulixe/ nil rescribas attinet: ipse veni! (vv.1-2: “E’ tua moglie Penelope a inviarti questa lettera, Ulisse, tardivo a ritornare; non c’è bisogno che tu risponda: vieni di persona!”);Tu citius venias, portus et ara tuis! (v.110 : “Torna al più presto, tu che per i tuoi cari sei porto e altare di salvezza!”).(F.Romboli Postfazione a Vestali).
Valeria Serofilli