Da Varia e libera Musa, ETS Edizioni, Pisa 2008
Varia e libera Musa
C'eri una volta - e c'eri sempre stata -
per ognuno Tu Musa quotidiana:
dalla culla col canto della mamma
all'epitaffio sulla pietra fredda,
presente verso d'ogni circostanza.
Talora seme per feconda mente,
spesso di popolo pungente aceto,
un giorno amante lirica struggente,
un altro paladina a libertà
sempre a narrar, sempre a narrar avvezza.
Sono cent'anni tondi
che l'habitat del verso s'è ridotto
a introspezione muta,
la cetra appesa ad alberi piangenti
il cembalo finito chissà dove:
ritmo, rima non più. E fermo il piede.
Ti voglion triste ormai
in grigi sai informi
sospirosa, anzi quasi spirando,
in ermetiche stanze lamentosa
i poeti nefasti
d' una corda soltanto!
Sciogli la chioma ancora,
le labbra ad ogni idioma e lingua schiudi
e libera la veste
al passo sia celeste sia terreno
lento o veloce, molle o marziale
e casto e passionale…
Ti rivogliamo accanto
varia e libera Musa
a dare un verso - e un senso -
a Quotidiana Vita.
VII/2008
Caffeinica Musa
Caffeinica Musa,
che mi tieni con gli occhi spalancati!
Per ogni notte bianca che mi stampi
Ti prometto una pena,
un tormento che valga espiazione.
Non il verso sarà la mia vendetta
- impari volgerebbe la tenzone -
ma sulle labbra baci, baci e baci:
le labbra dell'effabile e del canto
e labbra più recondite
che solo Amore schiude.
VI/2008
Dov'è la Musa?
Siccome son poeta scarcinato
cerco di da' la 'orpa a chicchessia
per ogni verso ch'un nasce garbato
e smoccolo la Musa avara e ria.
Un giorno s'è arrabbiata e m'ha gridato:
"Da tempo 'un servo più la Poesia,
alla Pubblicità dono l'afflato
e più che Verità ... rende Bugia".
D'allora mi son quindi persuaso:
la Musa gratis 'un lavora più
e certo Tu 'un la trovi sur Parnaso.
Ma se la voi chiamà proprio vaggiù
cor numero di Visa fai 'r travaso
e cercala sul sito VUVVUVVU'.
Ir sogno poetio
(ancora contro e poeti tristi, ermetici e crepuscolari)
Ier sera ho fatto tardi cor sonetto
e m'è cascato 'r lapisse sur foglio
così ch' ho fatt' un sogno 'n dialetto:
io, me stesso, che la Musa spoglio.
Erato, proprio lei dentr'ar mi letto
d'alloro 'ncoronata e caprifoglio
tutta votata sol'ar mi diletto,
che risvegliammi dopo guasi 'un voglio.
Son galantomo e 'un do partiolari,
solo 'na 'osa posso raccontà:
mentre rinfila tunia e carzari…
tira 'n bacio e mi vor rassiurà:
a tristi, ermetici, crepuscolari -
tranquillo- la tu Musa 'un gnela da.
X/2005
Paolo Stefanini