Valeria Serofilli e Elena Celso Chetoni
Intima Essenza
Stilla
acqua sapida
da ancestrali voglie,
mosto vivo
di maturato sole ancora intriso,
nel lento caldo abbraccio dell'amore:
viticcio che avviluppa in un sol corpo.
Labbra assetate
porgi
al rosso calice
e interne estati trasudino
in maturate vendemmie.
Ora urge il tempo del raccolto,
ceste in fronte,
andature bilicanti e rubiconde:
mai sopite estasi
risorte!
Apollinea faretra non intacchi
il turbinio di dionisiache danze,
parole fradice d'uva
tra risa sgrondate
nel vermigliar dei tini;
non rallenti il tumido spremere
dal chicco
l'intima essenza.
Possa sgorgare ancora a sorsi
nettare nuovo
da labbra tue mie,
travaso vitale, liquore irreale!
Avviluppati a me, tralcio maturo
e mi annodi
di questo tempo un pampino
i capelli!
Da Tela di Eràto, Sovera, Roma, 2002.
Intervento di E. C. Chetoni alla presentazione di Tela di Eràto
Ho avuto varie occasioni di conoscere l'arte poetica di Valeria Serofilli e poiché sono una sua ammiratrice, sono lieta di intervenire a testimoniare sulla sua pregevole attività di poetessa.
Per brevità di tempo, vado dritto a un contatto diretto con una sola lirica da cui emergono qualità e stile dell'autrice.
Di regola è opportuna una completa cognizione del testo, prosa o poesia che sia, per esprimerci su di esso. Qualche volta però non occorre. Anche un solo verso può bastare a inserirci nel mondo insiemistico di un poeta. Si pensi pure al noto “m'illumino d'immenso” ungarettiano.
A me personalmente è valso un foglietto donatomi da Valeria per accertarmi della sua ispirata liricità.
Questo foglio contiene una bella poesia intitolata ”Intima Essenza”. Titolo importante, sostanzioso, formulante dimensioni di profondi pensieri. E' dall'esterno, dalla circostanza occasionale che nascono alcune idee. Anche Valeria parte dalla realtà visiva, ma da questa si sposta in un procedimento di immediate trasfigurazioni dell'oggetto, di immediate sovrapposizioni all'oggetto stesso. Tale immediatezza le permette di combinare il reale col simbolico, di mimetizzarlo metaforicamente e spontaneamente, senza fatica retorica.
E' una sensibilità poetica quella di Valeria, pronta a plasmare il vero vissuto col vero pensato.Vediamo anche che gli accadimenti reali simboleggiano vagheggiamenti ed evocazioni molto cari alla poetessa. La vendemmia, argomento della poesia, si trasforma alla luce del sole in vivissime immagini d'amore. Leggo questi versi:
nel lento caldo abbraccio dell'amore:
viticcio che avviluppa in un sol corpo.
Sono due endecasillabi che nella ritmata cadenza prolungano il senso di una incantevole sensualità colma di amore possente, ancestrale appartenente alla natura, a cui l'uomo partecipa nel sentito godimento delle labbra accostate al rosso calice. Valeria sa darci anche un quadro acceso di colore e di movimento e in pochi tocchi vediamo muoversi figure bilicanti e rubiconde con ceste in fronte. Ma soprattutto Lei esalta il valore di un rito eterno orgiastico nelle danze scatenate, nelle risa chiassose, nell'allegria dei tini vermigli. E' tanto bello tutto ciò che Valeria desidera non finisca mai, che anzi la ragione, intesa come equilibrio salutare dell'uomo, non venga a sciupare le danze sfrenate che sembra aiutino il chicco a spremere il suo gonfiore fino all'ultima essenza, anzi intima essenza. Ecco ciò che conta. Valeria è giunta all'importanza del suo pensiero con un “possa”. C'è la forza di un desiderio categorico. Quello di continuare ad assaporare il dolce nettare della vita l'intima essenza.
La poesia si chiude con una felice immagine simbolica: il tralcio avviluppi pure i suoi capelli, li annodi pure, sarà antitodo alla caducità del tempo e dell'amore.
Elena Celso Chetoni
Pisa, 11 Gennaio 2003