Nota di lettura (.pdf) di Valeria Serofilli al volume Sono nato ora (Albatros Edizioni Il Filo 2015) di Alfredo Lucifero.
Complesso e articolato il volume di versi Sono nato ora che Alfredo Lucifero ha pubblicato lo scorso gennaio per i tipi di Albatros Edizioni Il Filo di Roma, con prefazione di Lia Bronzi.
Nel presente intervento intendo dunque soffermarmi su questa recente raccolta poetica con occhio tuttavia rivolto anche alla produzione plastica di Lucifero scultore.
A mio avviso non è infatti un caso che sulla copertina del volume qui oggi presentato, troneggi il tutto tondo dell’autoritratto bronzeo, colto sul limite della parola in divenire, di una verità rivelata, come per annunciarci questa rinascita pura per quanto tardiva, in cui tutte le esperienze passate trovano giustificazione. Sempre in quest’ottica non sono certo casuali le citazioni poste in qualità di epigrafe che riportano i versi rispettivamente di Leopardi e di Borges: “Ora apparteneva a questo mondo nuovo, spoglio di passato, presente e di futuro”(J.L.Borges, da Elogio dell’Ombra).
E se Alberto Caramella, altra importante figura di avvocato poeta, in Mille scuse per esistere (Edizione Le Lettere, Firenze 1994), si scusava per aver vissuto, Alfredo Lucifero invece non si scusa, annientando del tutto le proprie individuali esperienze passate che trovano giustificazione in questa perdita di memoria, in questa rinascita, perché <<la vera forza è dimenticare>>.
E Dimenticare è anche il titolo di un’intera poesia:
Il pensiero fugge
dentro un pensiero
dimentichi dove siamo stati
quel giorno di maggio
dimentichi i volti amici
volti adorati o amati
e i pensieri e i sogni
che volano via
come aquile scure
come cigni di neve
e puntare alle stelle
che dimenticano se stesse
nel loro brillare
di tempi sconosciuti
come volti amati
che dimenticano se stessi
nella nebbia umida
dell’inverno.
(da Dimenticare p.52)
In questa elaborazione di una poetica dell’assenza, del non essere, di un passato che non esiste, che comporta anche l’assenza di memoria, in cui nemmeno la morte si delinea come possibilità in quanto <<incerta / perché esiste nella mente /”il non ancora”>> (da Incertezza, p. 46), l’unica soluzione possibile è forse quella della rinascita, inventando “un’altra vita (…) del tutto nuova / tutta da vivere”, come recita la lirica Discesa di p. 54.
L’unica soluzione possibile è forse quella dell’estraniarsi, in un sapiente distacco-allontanamento da sé per raggiungere la conoscenza. Valga su tutti l’esempio della poesia eponima:
(…)
sono nato ora
dopo tanti anni
devo percorrere la vita
e svolgerla in segreto
la strada è questa
il futuro l’ho davanti
con quel passato che conosco
così bene
come la luna
devo imparare molte cose
che già so
ma questi giorni
questi sogni perduti
sono arrivati
in questa mia nascita
in realtà tardiva
(…)
sono nato ora
senza madre né padre
ma con il canto degli uccelli
perché è nel mio cuore
quante cose conosco
senza sapere nulla perché
sono nato ora
(…)
(Da Sono nato ora di p. 22)
Concetto che si ritrova anche nei testi della raccolta Esserci, di prossima pubblicazione con Ibiskos Ulivieri e ispirata alla filosofia dell’esistenzialismo e dei mondi paralleli.
Leggiamo dal testo Estraneo, vincitore del Premio “Autore 2015” – sezione Poesia Singola”:
Ho paura di non esserci
in questo mondo estraneo e vuoto, tra
queste persone che non sono.
La poesia di Alfredo Lucifero è dunque caratterizzata da una vocalità complessa, tesa ad esprimere il sé e l’altro da sé. Appare forse questa la peculiarità di maggior rilievo dell’opera letteraria come scultorea: la lucidità della visione.
Il paradosso, già espresso nel titolo, fertile di risvolti e suggestioni, sta proprio in questa dichiarazione-annuncio/. La vita dell’autore, è stata ed è, generosa di gratificazioni, eppure non è presente in questo volume una esaltazione del tempo andato, una laudatio temporis acti, per dirla con Orazio. C’è, al contrario, il bisogno di sincerità, la volontà di guardare dritto negli occhio la realtà, in un dialogo agrodolce con il proprio io.
Forse il vero viaggio è il ritorno da ogni dove senza essere andati da nessuna parte se non dentro sé stessi.
Il paradosso si fa dunque ossimoro e viceversa in un gorgo che induce a smarrire la rotta oppure a ritrovarla nell’attimo in cui si accetta che il viaggio non è il punto d’arrivo ma il percorso.
Leggiamo nella raccolta di racconti dal titolo Ulisse e altre storie, pubblicata da Bastogi nel 2004:
<<Da sempre abitava in quel luogo; ma in realtà non c’era mai arrivato …”
“… La sua memoria trasfigurava gli attimi in pensieri; solo la memoria del percorso nel futuro avrebbe potuto aiutarlo a ritornare nel luogo incantato dove aveva visto la luce del sole dopo pochi istanti di nascita …”>>. (p.106)
Ulisse ancora lui, figura imprenscindibile il cui percorso dura anni ed è preceduto da immense attese e seguito da lidi sconfinati di rimembranze, rimpianti e volontà di ripartire di nuovo nonostante tutto.
In questi racconti ritroviamo il senso di mistero e profondità che avvertiamo nelle poesie. Tornando al campo poetico leggiamo in Ferie d’agosto, raccolta del 2000, non priva di molteplici rapporti ideali e formali con la recente Sono nato ora:
L’anima non c’è
si allontana e torna
dolorosamente per indicare
la felicità
di quel ritorno.
L’anima torna quando il vento
accompagna le sera
il tramonto del sole
e tornano
le fiammelle delle stelle.
(Da Ritorno di p. 32)
E ancora, dalla lirica Correre contenuta nella stessa raccolta:
Ce ne andremo
a correre sul mare
non avendo ali
per volare …
(Correre di p. 34)
Per tornare al volume qui oggi presentato, un caleidoscopio di immagini in grado di mettere in contrasto presente e passato e ipotesi di futuro, leggiamo dalla poesia eponima:
(…)
la strada è questa
il futuro l’ho davanti
con quel passato che conosco
così bene
come la luna
(…)
la luna e il sole
splendono di stelle
(…)
Pagine in cui, come nelle precedenti raccolte poetiche quali la già citata Ferie d’agosto, ritroviamo le immagini ricorrenti del mare, della luna, delle stelle con le loro costellazioni, in una sorta di contemplazione francescana propria anche del Lucifero scultore, come evidenziato da Vittorio Sgarbi nella nota critica contenuta nel catalogo della mostra Il mistero delle forme del 2013. Le immagini di una vita/serra costellata di giorni/fiori come stelle, diventano metafora del poieo: come i fiori di una serra e le stelle del cielo anche ogni giorno della vita è unico:
Non ce n’è un altro uguale
in questa serra di fiori
ha il colore e il profumo
di ogni giorno perduto
(…)
perché sono fiori
e pensano alle stelle.
Giorni che, come parole di un discorso poetico, tessono una trama di forme e colori perché, in questa realtà di linguaggio manipolazione, il potere salvifico della parola poetica, con la sua universalità, è il solo in grado d’indicare nuove strade e soluzioni, il montaliano varco e riscatto. E questo lo sa bene il nostro Alfredo Lucifero, toscano con radici calabresi, che nel suo eterno indagare approda alla scultura dall’esperienza letteraria, per regalarci opere impresse nel bronzo ma con la levità di un tocco impressionista; sculture che nel loro espandersi nello spazio, nel loro gridare l’urgenza della materia, ricordano il non finito michelangiolesco, quella sorta di presa di coscienza destinata a svilupparsi nella mente dell’artista, anch’egli poeta e scultore.
Per concludere una raccolta, Sono nato ora, che ha sia valore come volume in sé per sé, per la lirica, evocativa suasiva musicale e sapida che propone, sia come testo riassuntivo di un’intera esperienza poetica, un’esistenza in cui l’arte e la poesia hanno svolto e svolgono un ruolo attivo, di presenza e testimonianza, compagne di viaggio e allo stesso tempo, meta, destinazione reale e ideale, da inseguire tramite la pratica quotidiana del verso come del “tocco” scultoreo, ché “immobili nell’ombra di marmo / rivivono i ricordi” (da Ricordi in Ferie di agosto).
Ad Alfredo Lucifero non possiamo che dire grazie per questo nuovo fiocco da appendere alla porta!
Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa, 28 Maggio 2015