Valeria Serofilli, La parola e la cura
di Plinio Perilli
Apparsa su Gradiva - Number 39 / 40
Spring / Fall 2011
International Journal of Italian Poetry
Rivista Internazionale di Poesia Italiana
"La volta che mi sorpresi / a sfogliarmi // il nero il bianco lo spazio i miei intervalli // bilicante rimasi sugli spalti // Se continuare o se // incerta / fermarmi // La consapevolezza solo più tardi"... Già questo testo di Amalgama la dice lunga sulla voglia (e il talento, forse perfino la damnazio memoriae), insomma sul metodo e l'annessa e connessa poetica con cui Valeria Serofilli - pisana, insegnante di lettere ma anche operatrice culturale, poetessa e saggista - ama investigare l'Io e versificarne, intonarne poi i duttili esiti ai gentili astanti... "Il più ambito frutto in quest'inchiostro" ella chiude e poi chiosa ancora... Questa piccola lettura monografica (con note critiche di Gianmario Lucini), sorvola e poi atterra sul campo attento della sua produzione come a decrittarne e carpirne gli umori più ricchi, consci o inconsci che siano: "la costante ricerca di una mediazione fra forma e contenuto", "la preoccupazione dell'autrice di trovare un suo gioco linguistico"... Lucini è dedito e minuzioso, ogni ganglo o snodo del discorso è periziato, controllato, restituito quasi con dantesco intelletto d'amore... Resta appunto l'amalgama, la sorpresa misteriosa e inespressa che sempre ci riserva l'ars dictandi - e che non c'è costruzione retorica o acquisizione semantica o strategia sintattica, che possano realmente varcare, disvelare, anzi avvinghiare, mordere, sbranare ... direbbe Valeria - proprio a morsi, come accadde con la povera carne d'Orfeo... E' "Libro di carne / mi scrivi e mi leggi // mentre mi cerchi e ti perdi, e per trovarti riprendi la ricerca"...
Plinio Perilli