Francesca Monica Campolo, nata ad Alessandria, vive attualmente a Torre del Lago.Ha il suo esordio nel 2005 con L'Elisir del Diavolo (edizioni Il Molo), mentre il racconto Costa viola è finalista del Premio letterario Il Molo-Città di Viareggio. Per la Giovane Golden Edizioni ha pubblicato La faccia nascosta della luna (romanzo 2006), i racconti Destino fatale e C'è un mistero in ogni dove e legato al Progetto di adozione a distanza Sono ancora una bambina. Proteggimi (2007).
Sempre nel 2007 è vincitrice del Premio speciale Delitto d'autore con il romanzo L'ultima donna. E' in corso di pubblicazione, a puntate, sulla web zine Le idee di Golden, Raeptilia. Le ombre lunghe è il suo quinto romanzo.
Nota di lettura di Valeria Serofilli al volume Le ombre lunghe (Giovane Golden Edizioni, Cosenza 2008) di Francesca Monica Campolo.
In questo suo quinto romanzo Le ombre lunghe Francesca Monica Campolo conferma la sua predisposizione per racconti di natura poliziesca, costruendo un thriller accattivante sia per la trama sia per il modo in cui è narrato, capace di abbinare chiarezza e linearità a uno scatto psicologico che deriva più dalla descrizione dei fatti che da giudizi autorali sui vari personaggi.'ambientazione del romanzo è strettamente italiana, anzi parla di zone che l'autrice dimostra di conoscere molto bene in particolare Viareggio e Roma, in cui hanno luogo gli eventi descritti. Tutto ciò conferisce alla narrazione credibilità e verosimiglianza.addentrarci specificatamente nella trama per non togliere al lettore il gusto dell'indagine e della scoperta, possiamo dire che il romanzo, interamente basato su fatti molto concreti senza particolari colpi di scena, potrebbe essere una delle tante storie di cronaca apparentemente ordinaria in cui si snodano e rivelano i meandri della mente umana. Potrebbe essere proprio per la sua apparente ordinarietà la trama di un film da affidare a un regista che ne sapesse valorizzare l'intreccio e la capacità di fare da specchio di questa nostra epoca. Come si è detto la trama è assai attuale e basata anche su luoghi effettivamente esistenti; tanto per fare un esempio i grandi magazzini UPIM di Viareggio e il teatro Politeama, entrambi citati proprio all'inizio del volume.
protagonista del libro è una giovane donna Nadia Martini, descritta come la persona che si trova coinvolta in un meccanismo più grande di lei e nel quale dovrà sapersi muovere grazie al suo intuito femminile e alla sua innata curiosità e perspicacia.ciò rende la storia accattivante per il lettore in quanto ancora una volta, è il caso di ribadirlo, parla di eventi credibili e si basa sui meccanismi tipici del romanzo giallo, senza tuttavia indulgere su fatti truculenti, basandosi soprattutto sull'indagine psicologica e sullo scavo delle motivazioni che spingono personaggi a compiere delitti ricordando che “sarebbe meglio prevenire i delitti che punirli” (Cesare Beccaria, delitti e delle pene XLI).
Come leggiamo nell'introduzione scritta dalla stessa autrice:
<<Questo romanzo si ispira ad una storia che la mia collega Paola Mancini mi raccontò qualche tempo fa. Una storia intensa e in un certo senso crudele, una storia che mi ha profondamente colpita e che ho voluto scrivere, ovviamente con le opportune modifiche che la fantasia mi ha, di volta in volta, suggerito.inoltre ringraziare in modo speciale il mio amico, il pittore Gioni David Parra e sua moglie Simona, per la collaborazione, i consigli e il sostegno che mi hanno dato, soprattutto nella parte del romanzo in cui si parla di arte, per avermi concesso di citarlo nel testo e descrivere le sue opere.puntualizzazione doverosa. Gioni David Parra è, fra tutti i personaggi nominati nel libro, l'unico reale, e vive a Viareggio con la sua famiglia>>.
resta che augurare all'autrice di continuare in questo filone per lei caro e fertile così da regalarci nuove vicende avvincenti, per dirla con Montaigne nuovi viatici per questo nostro viaggio umano in cui immergerci, con il fascino del thriller ma anche con il gusto di esplorare una scrittura pulita e ordinata in grado di fare emergere il succo della vicenda dagli eventi stessi più che da trovate retoriche e artificiose.
Valeria Serofilli
Pisa, Caffè dell'Ussero 18 Febbraio 2011