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Gianni Fazzini

Ospiti di Valeria Serofilli
Il mestiere del poeta è dare voce a quel lento morire e rinascere che è la vita.
E Valeria Serofilli è poeta!

La sua voce parla della consapevolezza dell’essere e non essere, del vivere e morire, dell’eterno in bilico tra un se stessi e il niente….. del rivivere. La sua voce gioca con un linguaggio di immagini, con il ricordo (Mario Luzi), per esprimere quel pensiero che come un vortice eterno, sopravvivrà forse agli uomini e alle cose, alle umane contraddizioni.

E alla lucertola al sole/non rincresce
di avere della coda solo un mozzicone
perché tanto sa che le ricresce.
E’ poeta chi ha la capacità di trasmettere, ad ogni rilettura, qualcosa di diverso della realtà. Qualcosa di più!
Valeria Serofilli ci riesce, coinvolgendo noi stessi nei suoi ricordi (in Resoconto) ed il suo rapporto con la vita diventa il nostro vivere, i suoi fantasmi (che sono i nostri fantasmi) ci avvolgono, il suo umano pessimismo (bicchiere mezzo vuoto) ed il suo tenero ottimismo (bicchiere mezzo pieno) ci commuovono.

Quello che è stato, o quel ch’essere poteva?
Valeria Serofilli riflette noi stessi e le umane e forti debolezze. Il vivere di ogni giorno con i suoi accadimenti, con i suoi tormenti, le momentanee riflessioni e le paure. Paure di quel resoconto che al vivere nessuno di noi vorrebbe mai dare (per mancanza di vissuto, forse, per rimpianto, per mancanza di certezze) in bilico tra un se stessi ed un niente.
Riflette l’uomo le cui paure, le cui domande si assopiscono e si dileguano (per un sublime momento) al concretizzarsi dei sensi, quando (in Ebbra) il pallore si farà dunque rubino.
Nell’intermezzo della nostra realtà, di quel lento vivere e morire, c’è dunque per ognuno il tempo di sorsi, aliti ed essenze.
Ed il poeta si inganna come noi ci inganniamo, ama, come noi amiamo e per un attimo, solo per quell’attimo, si annulla. Quando vivrà e per noi darà voce al più dolce annegamento.

Gianni FAZZINI

Roma, 4 Febbraio 2010


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