Nota di lettura di Valeria Serofilli al volume E’ un tuo problema (Gaffi Editore, Roma 2009) di Filippo La Porta.
Il volume di Filippo La Porta E’ un problema tuo, recentemente pubblicato da Gaffi Editore, abbina in modo scorrevole e graffiante uno studio attento dei fenomeni linguistici e sociali ad un excursus gradevole, divertito e divertente di situazioni tipo in cui la parola perde la sua funzione comunicativa e diventa cliché, spot pubblicitario, logoro e scolorito gadget che i membri delle varie tribù si scambiano con convinzione spesso scarsa ma con molta diligenza, come una vera e propria parola d’ordine, uno slang condiviso.
“Ciao, allora?”.
“Mm…”.
“Tuttaposto?”.
“E tu?”.
“Abbastanza”.
“Mi sembri un attimino depresso”.
“Esatto!”.
“Occhei, occhei, le cose potrebbero andare meglio ma in fondo un po’ di depressione ci può stare…”.
“Assolutamente”.
Il libro è estremamente ricco di citazioni che spaziano dalla letteratura, dominio di riferimento privilegiato e ideale, al cinema, alla musica. Il registro è ampio e vario: l’autore spazia dal sublime al popolare, dalla musica colta ai Righeira, da Umberto Eco a Mike Bongiorno.
Con un tono che è tuttavia coerente e consistente, colto ma mai pedante, in grado di fornire un panorama ampio e nitido delle vette e dei baratri. E’ un vademecum utile per comprendere non solo i fenomeni linguistici ma anche le interazioni sociali, i dialoghi che diventano monologhi e il senso del nulla dilagante, il sottovuoto spinto in cui ci inseriamo diventando noi stessi prodotti commerciali e commerciabili, caffè più o meno di marca proposti in una serie di spot pubblicizzati in un set ambientato in un paradiso di cartapesta.
Sono varie le suddivisioni e i capitoli in cui si articola il libro: si passa dalla descrizione del pensiero che non pensa ma parla, alla nuova narrativa, alla “omologazione differenziata”, ai “narcisismi solitari”, per giungere alla fine ad un barlume di speranza da ricercarsi nel vecchio ma sempre valido senso comune.
Nella seconda parte del volume vengono analizzate più nel dettaglio “le frasi”, i tic linguistici, i vezzi e le zavorre, i tentativi di brillantezza, i tonfi nel retorico e, ancora, negli abissi del nulla.
C’è tuttavia, pur nella varietà dei temi e delle situazioni descritte, una struttura d’insieme, un discorso generale che si sviluppa, partendo da una situazione di base, catastroficamente obiettiva, analizzando variazioni sul tema e ipotetiche eccezioni, germogli di rinnovamento e di rinascita di senso.
Valeria Serofilli
Pisa, 30 Aprilae 2009