NOTA DI LETTURA DI VALERIA SEROFILLI AL VOLUME GENTILUOMO DEI TRE MONDI – LA VITA DI FILIPPO MAZZEI (Gaffi Editore, Roma, 2008) DI GIANNI FAZZINI.
La presentazione odierna è patrocinata dalla fondazione Italia–USA ed è un ulteriore motivo di dialogo tra queste due nazioni.
Il volume qui presentato è ambientato nel ‘700, periodo di particolari conflitti e il protagonista Filippo Mazzei, attraverso la sua opera e gli eventi della sua ricca biografia, ha dimostrato fattivamente l’importanza del dialogo fra i popoli, auspicabile anche per chi è diviso da diverse storie e ideologie. E’ sicuramente significativo parlare di un uomo che, seppure a volte con eccessiva irruenza e scarsa riflessione ma sempre con buona fede e idealismo, ha ricercato il dialogo e ha lottato per i diritti sia dei singoli individui che delle nazioni.
Gli studi su Filippo Mazzei hanno conosciuto varie fasi e diversi destini: dall’oblío iniziale all’attuale rifioritura. Da alcuni anni si assiste ad una giusta rivalutazione e, anche se, come viene giustamente annotato nella prefazione, “Mazzei non ha un monumento in patria”, attraverso gli studi e le commemorazioni se ne rinnova la fama e la memoria.
Anche questa giornata al Caffè dell’Ussero si pone come significativo momento di rivalutazione, tra l’altro nella città da lui scelta come patria ideale.
Passando più specificatamente al libro qui oggi presentato, inizio col dare alcune note biografiche sull’autore: Gianni Fazzini, nato a Roma, è laureato in Economia e Commercio e in Lettere (Archeologia e Storia Antica). Ha svolto ricerche storiche e storico-biografiche di numismatica romana, storia e topografia antica e medievale, storia del Settecento, pubblicando articoli e studi (tra cui numerose voci nel Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Enciclopedia Italiana Treccani). Oltre a Filippo Mazzei, ha pubblicato scritti su diversi personaggi (ricordiamo Domiziano, Vespasiano, Athanasius Kircher) e interventi su Roma antica e papalina. Tutto questo sempre attenendosi al primo dovere dello storico, vale a dire, parafrasando le parole di Cicerone, senza né tradire né tacere la verità e senza essere sospettabile di partigianeria o di rancori (Cicerone, De oratore, II, 15, 62).
Il lavoro di Fazzini è svolto con estrema cura ma anche con lucida e sincera ironia, come nei confronti di un amico vissuto decenni prima o come un Forrest Gump (citando il protagonista di un noto film) di un altro secolo, un uomo che pur non avendo doti eccezionali ha conosciuto uomini di straordinaria importanza , vissuto avventure e disavventure da cui è sempre uscito in qualche modo vincente ed ha lasciato una traccia nella storia, anche in quella con la s maiuscola.
Il tutto partendo da un piccolo paese nei pressi di Prato e lasciandosi guidare dal destino e da un’insaziabile, a volte confusa ma sempre vivida, voglia di conoscere.
Come personaggio Mazzei è estremamente complesso e contraddittorio: pieno di sé ma anche molto autoironico, spericolato e prudente, magnanimo e unico, generoso e calcolatore, sempre capace di sorprendere a volte persino se stesso. Era stato un idealista ma sempre con gli occhi bene aperti sulla realtà privata e storica.
Un uomo degno di fiducia ma anche confusionario e irruente.
L’esempio più evidente e noto di tale contraddizione è quello della famosa “Mazzei’s letter”, la corrispondenza privata ricevuta da Jefferson e divulgata dallo stesso Mazzei a vari giornali italiani e stranieri (lettura pp. 301 – 304).
Questo è solo uno degli episodi di una vita particolarmente ricca di eventi che possiamo riassumere in maniera particolarmente sintetica seguendo la traccia del libro di Fazzini.
A vent’anni, afflitto da problemi familiari ed economici (lo sarà sempre nel corso della sua lunga vita), Filippo Mazzei decise di tagliare tutti i ponti e andò in Turchia a svolgere la professione di medico. Arricchitosi, dopo tre anni lasciò quel paese e la medicina imbarcandosi per Londra, dove rimase circa un ventennio. Qui conobbe le migliori menti dell’epoca, mentre si guadagnava da vivere con l’insegnamento e il commercio. Frequentò Benjamin Franklin che lo convinse a trasferirsi in America. Accettò. Ma da spirito irrequieto nel Nuovo Mondo cambiò ancora i suoi intendimenti. Si gettò nella politica, prendendo parte alla rivolta dei coloni americani contro la Corona britannica; acquisì la cittadinanza e venne inviato in Europa per assolvere una missione speciale. Frequentò il bel mondo di Parigi, intessendo amicizie negli ambienti diplomatici e aristocratici. All’inizio approvò la Rivoluzione Francese, condividendone gli aneliti di libertà e uguaglianza, ma se ne dissociò quando vide che gli ideali ostentati finivano soffocati nel sangue.
Trasferitosi in Polonia come consigliere del re Stanislao vide vanificati i suoi sforzi per mantenere l’indipendenza di quel Paese. Ritornò in Italia dove lo attendevano altre prove: un processo politico, il secondo matrimonio, la nascita del figlio, infine la quiete dell’orto e la stesura delle memorie.
Partendo da questo ricchissimo materiale, Fazzini ha realizzato un libro particolare, estremamente documentato al punto che diventa non solo una biografia ma lo specchio di un’intera epoca storica.
<<In realtà non esiste storia, soltanto biografia>> sostiene lo storico scozzese Thomas Carlyle in Saggi critici e miscellanei.
Se tecnicamente è una biografia, il lavoro di Fazzini contiene in sé anche gli sviluppi di un romanzo di formazione picaresco alla Sterne o alla Smollett, ricco di avventure, di scoperte, di inganni, in grado di racchiudere ogni genere di trama come una sorprendente scatola cinese: amore, spionaggio, guerra, lusso, avventure.
Se non fosse forse esagerato, in gran parte inadeguato, si potrebbe dire che Mazzei è stato uno 007 ante litteram.
Il volume si colloca tra la vicenda personale, con eventi quotidiani descritti nei minimi dettagli, e dal canto opposto, gli eventi storici di portata addirittura mondiale.
Il libro si apre con la narrazione degli amori del protagonista tra l’ingenuo, il trasgressivo e l’irruente, descritti nel diario personale dell’autore, in un primo momento con altrettanta irruenza e poi in modo più astuto e reticente.
Se Garibaldi è stato l’eroe di due mondi, questo toscano atipico lo è stato addirittura di tre, come si evince dal titolo stesso.
Il suo raggio d’azione infatti, s’è esteso anche all’Asia, nello specifico alla Turchia, all’epoca individuata spesso con un’immagine ostile o comunque di scarsa conoscenza.
Mazzei scopre invece, pur nell’estrema diversità di usi e costumi, anche aspetti nuovi e amichevoli nei suoi confronti.
Il viaggio in Turchia è il salto nel vuoto che sancisce l’inizio di tutte le avventure del protagonista. Se fosse rimasto a Firenze, infatti, a svolgere la professione di medico per la quale aveva a lungo studiato, probabilmente sarebbe stato un dottore diligente, (anche se Fazzini adombra più volte nel libro che l’arte medica non era proprio la sua vocazione), ma da un canto la sorte, dall’altro l’inclinazione naturale, lo portano a partire per la Turchia, luogo da cui in seguito il suo viaggio toccherà varie tappe: Londra, l’America, la Francia, la Polonia.
Sempre mantenendo fede al suo spirito contraddittorio, in parte generoso in parte interessato, come nell’episodio in cui a Londra si occupa della vedova Martin, che aiuta finanziariamente utilizzandone però il nome per l’intestazione dell’attività commerciale da cui traeva profitto ma di cui si vergognava, donna che poi sposerà in America.
Come l’Ulisse dantesco, Mazzei pare più interessato al viaggio che alla meta ma anche al suo interesse personale, come una specie di Ulisse ragioniere che sa fare bene di conto.
E’ in America che Mazzei giunge più vicino, in modo più efficace e in modo vivo e fervido, al nucleo centrale della storia, dando un personale contributo alla nascita della nazione statunitense: diverrà cittadino americano ed il suo contributo sarà determinante anche sul piano diplomatico all’indipendenza della Nazione.
Nel suo periodo americano dimostrerà anche una buona dose di coraggio e di sangue freddo in particolare nell’episodio in cui per evitare che le credenziali di cui era in possesso finissero nelle mani degli inglesi, le gettò in mare disfacendosi delle prove del suo coinvolgimento con la causa dei rivoluzionari americani. Allo stesso tempo conferma di saper gestire bene anche sul piano commerciale la proprietà terriera che aveva avuto in dono da Thomas Jefferson.
Non solo trionfi però nella sua esperienza personale come quando si schiera a fianco della nazione polacca e tuttavia non riuscirà a liberarsi dal giogo della Russia e della Prussia. Inoltre come accadde a molti altri letterati e uomini di pensiero dell’epoca, in un primo momento sostiene e appoggia con entusiasmo la Rivoluzione Francese per poi ritrarsi di fronte all’escalation degli orrori e delle violenze.
Il volume è suddiviso in 4 parti articolate in 11 capitoli: la I parte riguarda gli anni giovanili, la II parte i viaggi, la III il ritorno in patria e il soggiorno pisano e la IV l’appendice con la prefazione e la bibliografia.
Le memorie di Filippo Mazzei, il Diario da cui Fazzini ha tratto gran parte delle dettagliate notizie di questo volume , sono state iniziate all’età di 80 anni e sono scritte senza pretese letterarie me è la sostanza degli avvenimenti narrati a dare valore al testo.
Il protagonista di questa vicenda è stato cercato dai potenti di molte nazioni europee e non, ma ha sempre mantenuto una capacità autonoma di scelta e discernimento senza essere mai un mero strumento al loro servizio.
Come ho già avuto occasione di sottolineare, il Diario ricalca anche i meccanismi di un romanzo in cui è facile identificare come antagonista il fratello maggiore Jacopo con cui Filippo avrà dissidi sia per motivi economici che familiari.
L’altra antagonista è di natura più astratta in quanto è la storia: il ‘700, un secolo di contrasti sospeso tra sfarzo e miseria, arte e violenza. Su tutto ciò s’innesta la personalità di Mazzei che lo vive con originalità e tenendo una posizione a metà tra un riformatore e un rivoluzionario, senza essere specificatamente né l’uno né l’altro, come sostiene nell’introduzione Umberto Mortari.
La biografia di questa complessa personalità è stata affidata dall’Accademia degli Incolti ad uno studioso esperto di biografie come Gianni Fazzini. Ne è derivato un ritratto di un uomo più conosciuto all’estero che in Italia, ma un vero cittadino del mondo che scelse Pisa come patria elettiva e sede della sua vecchiaia, epoca in cui con molta ironia si fece chiamare “Pippo l’ortolano”, mettendo in atto un’altra analogia con Garibaldi che dopo una vita di viaggi e di avventure si ritirò a Caprera.
Per concludere, il volume in questione fa giusta e adeguata luce su un personaggio dalla personalità variegata che meritava un lavoro tanto attento e preciso come questo di Gianni Fazzini che sicuramente contribuirà a un ulteriore diffusione degli studi sull’ “Eroe dei Tre Mondi”.
Valeria Serofilli
Pisa, 30 Maggio 2008