Nota di lettura(.pdf) di Valeria Serofilli al volume Un re d’autunno - Gioacchino Murat (Leonida Editrice, luglio 2013) di Achille Concerto.
Una vicenda storica narrata con la partecipazione di un romanzo, con un coinvolgimento emotivo e reale, genuino, credibile.
L’escamotage che rende avvincente questo libro consiste nel far si che la voce narrante non sia esterna al testo, e, allo stesso tempo non sia neppure un freddo testimone.
In realtà la vicenda del re d’autunno, Gioacchino Murat, ci viene trasmessa con vivida emozione da un personaggio che gli è stato vicino e che lo è ancora, nel momento in cui dà vita agli accadimenti della mente e del cuore. L’abilità di Achille Concerto, in questo libro, ennesima e convincente prova della sua predilezione per i romanzi storici, è quella di avere perfettamente assimilato gli impulsi e i sentimenti della voce narrante e dei personaggi fino a rendere sottile e quindi coinvolgente il confine tra autore e questi ultimi:
“Il mio nome? Chi lo ricorda più? Mi chiamano sergente, un titolo che conquistai sul campo durante la campagna d’Italia. Allora ero un soldatino napoletano, ultimo di otto figli, di cui cinque maschi. Abitavamo nei bassi di Napoli dove la mia famiglia svolgeva l’arte antica dei carbonai, che ironia della sorte! I miei fratelli lavoravano con i miei genitori, portavano carbone nelle case dei signori, nei forni e alle famiglie che pagavano con qualche uovo o rapa, le mie due sorelle erano a servizio presso case di notabili. Certo poca roba per mangiare; io ero troppo piccolo, non potevo caricare grosse gerle, troppo adulto per poter giocare!”.
Il protagonista del libro, Gioacchino Murat, descritto passo dopo passo, gesto dopo gesto, dal suo braccio destro, attendente ed amico, è controverso, combattuto. contraddittorio. Eppure, alla fine, emerge da questo volume un personaggio, anzi un uomo schietto, autentico, coerente con le proprie scelte e con l’immagine di se che ha scelto e che gli è toccata in sorte.
“Sono solo un sergente, mi hanno dato la pensione, una miseria! Sono sopravvissuto per altri quindici anni a quell’evento, coltivando il piccolo orto che mi ha aiutato a sfamarmi e di tanto in tanto qualcuno è venuto a farsi raccontare la storia. Oh si, io l’ho vista con questi occhi, ormai sono vecchio e stanco e accanto al mio letto di morte ci sono figli e nipoti. A loro l’ho raccontata mille volte la guerra nell’uomo. Aveva ragione il mio buon Generale, gli eventi sconvolgono di nuovo l’Europa e i campi di battaglia piegano con il sangue il raccolto, sale delle Terra”.
Per concludere, un volume interessante, questo di Achille Concerto, in grado di risultare gradevole e interessante per la capacità di abbinare un’accurata documentazione storica (corredata anche da foto e quadri esemplari, originali atti dell’epoca) ad un taglio narrativo ottimamente ritmato e accattivante.
Valeria Serofilli
Pisa, Caffè Storico Letterario dell’Ussero, 11 Aprile 2014