Dove l'età dell'innocenza non sa lotte e contrasti e possiede invece la certezza del suo gioco.
Elena Celso Chetoni
Pescara, 3 Dicembre 1978
GAZZETTA DI PESCARA
Il Bimbo preludio di un futuro diverso nella poesia di Renata Giambene.
Della poesia di Renata Giambene si va occupando da tempo la critica più qualificata con giudizi e riconoscimenti che indicano nella poetessa una delle voci più significative dell'ultima nostra stagione poetica.
Da Passi di piedi nudi (la raccolta d'esordio apparsa nel 1954) a L'età finì dei gridi, a Sosta al fiume, a Città senza memoria a I semi delle cose, a Bimbo (l'ultimo suo libro appena edito per i tipi dell'editore Cursi) il discorso poetico della Giambene si è andato sempre più arricchendo di tematiche e ritmi nuovi: il tutto riconducibile al costante e assillante tentativo di penetrare nella complessa realtà contemporanea.
Il quadro (in cui domina una lotta serrata tra ragione e sentimento) a volte è desolante e pesca nella cruda realtà del quotidiano, altra volta è illuminato dal gioco del sogno che ne abbellisce le tinte, spesso si rifugia nella memoria che cerca nell'innocenza dell'infanzia la forza per nuovi approdi: <<Si ricominci da dove nella pineta i primi/scoprirono soffici impronte/ di lepri e di uccelli/ ed ognuno/ affidò all'altro la storia/ della sua radice>>.
In Bimbo una insospettata e piacevole leggerezza di canto muove a volte la danza e ci coinvolge, tra fiori e fuochi, tra sorrisi e sole, a una meditata saggezza che spesso rifiuta il sogno per farsi struggente realtà densa di profetiche certezze:
<<non dimentichiamo le nostre corse/ i morti appesi, i dolci per così dire/ tutto tesserato/ per i bimbi che sparano nel giuoco/ senza saperlo il sangue di domani./ Dobbiamo dirlo il vero dramma a questi/ nostri fatti di carne./ E' la misura/ a colmarsi e poi dosa/ modelli nuovi, meno falsi, attenti>>.
Il bimbo significativamente è qui il simbolo dell'umanità innocente, preludio (se noi lovorremo) di un futuro diverso, più giusto: se << Per chi urla e chi prega/ non è più tempo di voltare pagina/ in silenzio…>> <<Solo nei bimbi gioca la certezza/ d'uscire indenni dalle cancellate>>.
Dante Marianacci
F.I.D.A.P. ARTE
Bimbo di Renata Giambene
Attenta a dire le cose che le urgono dentro, il tormento dell'attuale società, ad essere cioè coscienza del nostro tempo Renata Giambene ha voluto affrontare nella sua ultima silloge poetica la problematica dell'infanzia, delle nuove generazioni innestandola però nel contesto più ampio dell'umanità intera, del farsi adulto, della perenne circolarità dell'individuo.
Bimbo rappresenta appunto il sogno d'innocenza di ogni tempo, il riso di ogni età, l'entusiasmo delle prime conquiste, l'ansia di crescere, di arrivare a una meta e la paura di chi è cresciuto di avere ancora sbagliato, di ritrovarsi a mani vuote, di avere poco da insegnare. Tutto si ripete puntualmente e dolorosamente negli anni anche se il cammino della storia procede frenetico: il soldato di Elo continua a rinascere per combattere ed essere ucciso, dalla prima clava come dal primo mitra, “docile / alla cartolina-richiamo / lasciando appassire viole / nei dolci occhi di Elo”.
Quasi una fiaba, ma è storia, è morte, è dolore: tragedia di ogni tempo che non vorremmo rivivere domani nei nostri bimbi di oggi. Ecco il grido, il messaggio della poetessa, l'impegno di noi adulti nei confronti dei giovani. “Non dimentichiamo… / i morti appesi… / per i bimbi che sparano nel giuoco / senza saperlo il sangue di domani. / Dobbiamo dirlo il vero dramma…” E ancora “Gioca al pallone il bimbo… / Poi, domani non cerchiamo di rompergli la festa.” La necessità invece di “fermare la parola giusta”, di instaurare un dialogo con i ragazzi, di insegnar loro a comunicare con tutti “dove corre un fiume / per altre voci”. E infine il coraggio di lasciare il proprio figliolo correre da solo lungo le strade della vita – pur circondandolo d'affetto – superare “ventri di gallerie”, tutte le difficoltà che formano un uomo fino a raggiungere “la ragazza che aspetta.. al traguardo”.
Ricca di contenuti attualissimi quindi la poesia della Giambene, sperimentata e sofferta nella quotidianità del vivere d'oggi, eppur sempre preziosa e calibrata nella forma, mai dimessa. Una poesia che si avvale di un linguaggio filtrato fino all'essenza, asciutto, serrato, direi quasi scarnificato, ricco di rapidi passaggi, di guizzi, di ritorni, ma nello stesso tempo carico di profumi intensi, di magia, di note aspre e tenere insieme, di simboli poetici efficacissimi. La suggestione di un discorso antico, dalla musicalità ovattata e subito, intelligente, il rimbalzo di un discorso nuovissimo, dirompente. “Non è più tempo di voltare pagina / in silenzio.”
Mariuccia Comite Coretti