PREMIO SELEZIONE
"Narrativa '95"
Storie umane quelle di Renata Giambene raccolte nel suo libro Le Vigne e altri racconti.
La scrittrice coglie dalla vita motivi essenziali e caratteristiche umane per cui i suoi personaggi agiscono e si comportano con forte aderenza alla realtà.
Notiamo come sappia condurci con abile agilità di penna attraverso gli svariati sentieri della vita in cui l'uomo, chiunque esso sia, deve affrontare le sue esperienze, deve convincersi che ogni evento così è, non può essere altrimenti.
Risulta tale concetto in più luoghi come il più naturale elemento, come nucleo linfatico dell'essere vivente.
Una ragione quindi che giustifica, esalta, perdona debolezze e anche viltà. Renata aggiunge: <<Non contrariamolo questo povero uomo, rispettiamolo comprendendolo>>.
Siamo di fronte a una scrittrice che sa vedere il mondo, che conosce forza e lentezza di spirito di chi vive in esso senza condannare nessuno. Anzi è pronta al misurato equilibrio che lei sa condurre con saggezza, al termine di ogni situazione.
La sensibilità affettiva si manifesta come qualità espressiva della scrittrice che dipinge i suoi personaggi con amorevoli pennellate di caldi colori. Ne scaturisce una universale visione del tutto. Anche se Renata si riferisce spesso ai nostri paesi della Toscana, i suoi personaggi potrebbero trovarsi ovunque nel nostro globo terrestre con le stesse affinità e peculiarità umane da lei scrupolosamente indagate e scoperte. Li sentiamo e li vediamo palpitanti, testardi, accesi di affetti, mentre agiscono lottando tra contraddizioni e sofferenze.
In tale variegata coloritura di figura, ci accorgiamo di un sapore unico universalizzato dall'arte di Renata tradotta in profondo pensiero sulla vita del mondo, in cui l'essere umano è uguale a se stesso confrontato con gli altri. Ogni idea è rispettabile anche se sbagliata, infatti Renata descrive, accetta posizioni che potrebbero confutarsi, ma lei no, conosce la vita e sa che ognuno agisce secondo un proprio cervello saggio o matto che sia.
Personaggi indimenticabili emergono: Santina, Buda, Semiro Merè, il povero di Cristo, dove la chiusa è strettamente poetica: <<… schiudevano le dita ad un arpeggio d'aria, colorandosi di un roseo flusso di tepida vita>>.
Veramente flessuoso di immagini sublimi.
Che dire de “Il Nazzareno”, capolavoro di incomparabile creatività.
Ma giungo al racconto “La tombola” in cui il risentimento, i rancori, le offese si annullano di fronte alla legge del sangue.
Santi Bantò pronuncia la sua alleanza nonostante tutto, ai nipoti: <<Il primo che fa la cinquina, mi chiama nonno>>.
Splendida risoluzione a cui Renata è giunta con la bontà che dentro la illumina.
Tutto ciò nella giusta misura di una grande interprete dell'umanità quale è lei scrittrice e poetessa di larga fama tra noi e in più lontani paesi.
Elena Celso Chetoni