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- Profumo d'abelmosco, Ed. Cursi, Pisa, 1979

Renata Giambene
La Prealpina, 24 Luglio 1980

LETTERE E ARTI

POETI DEL NOSTRO TEMPO

Fresca immediatezza e profonda interiorità di Renata Giambene

Accingendomi a recensire il più recente libro di versi di Renata Giambene: Profumo d’abelmosco (C. Cursi Editore & F. - Pisa Collezione Ultimo Novecento, 1979), mi sembra necessario, oltreché doveroso, ricordare l'approfondito saggio che il compianto critico Mario Donadoni dedicò alla poetessa nel 1965, pubblicato sempre a cura di C. Cursi Editore & F. con il titolo Poesia di Renata Giambene con particolare riguardo a «Sosta al Fiume».
Sottilmente acuta la premessa di Donadoni sulla prevaricazione sperimentalistica dal Dadaismo alle ultimissime correnti visive e tecnologiche per introdurre il discorso critico sulla poesia della Giambene, che nasce spontaneamente dalla ricca e inesauribile fonte della lirica moderna che ha le radici ben piantate nella linfa vitale detta più viva tradizione. Niente forzature tecnicistiche, dunque, nessun gioco d'artifizio stilistico, ma un linguaggio semplice ed elementare che, nella scelta immediata delle parole, nello svolgimento sintattico del dettato e nel ritmo continuo del verso, trova la più naturale obiettivazione in una significazione aperta alla comune comprensione. «Fermare la parola giusta / e ripeterla / senza. stanchezza per giunta / è quasi orribile /ma non guasta se il colloquio / forma unione dove / il ragazzo per primo / lanciando un sasso la raccoglie /e la rigetta lontano / dove corre un fiume / per altre voci».
La fresca e aperta immediatezza dell'espressione nasce da una profonda inferiorità che è, soprattutto, sincerità di sentimento e spontaneità di stati d'animo, per cui l’ispirazione si trasforma subito in parole aderenti intimamente al moto dello spirito, che divengono poi, altrettanto prontamente, attraverso una sensibile costruzione grammaticale, linguaggio puntuale e coerente. «In sogno d’erba il bimbo / stringe l’orso di pezza / e muove il labbro ad un bisbiglio, / forse l’alterco di domani avviene / nell’uomo che ritorna e ricompone / sempre la stessa lotta per qualcosa».
Attraverso una rapida e penetrante filtrazione spirituale, si formano, con aggressività espressiva , forti e incisive immagini che corrispondono pienamente al senso profondo del sentimento e all’immediata comprensione da parte del lettore, sia per la facile comunicabilità del linguaggio, il ritmo scorrevole del verso e, soprattutto, l’appassionata umanità della rivelazione. La vita freme e urge in questa poesia come una forza d'urto che, unita alla fantasia, dona all'espressione una sofferta libertà spirituale.
Si legga: «Corri e corri ragazzo / anche se il treno spacca / ventri di gallerie, /maglietta e calzoncini / ragazzo-cuore uscito / dalle gonne di casa / con i capelli al vento, / dentro i buchi del cielo / ci stiamo tutti in rete / schiocco di voci e trilli / e getto di campane, / il tamburo nascosto / nella grande foresta / è quello degli addii / ma tu non ascoltarlo / e su quel tasto d'organo / continua la tua corsa / verso i passanti, ognuno / racconta la sua storia. / La ragazza che aspetta / nell'angolo di un segno / nato con te è al traguardo».

Enotrio Mastrolonardo



 
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