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Semi di girasole (racconti), Intergraphica, Pisa, 2002.

Renata Giambene
Nota di lettura di Elena Celso Chetoni de Semi di girasole di Renata Giambene

Renata Giambene è scrittrice di indubbio talento per essenziali doti che la distinguono: la ragionata intellettualità e il sentimento in sintonia con stile e linguaggio. In merito a ciò le è congeniale una trasfigurazione artistica del semplice, del naturale su valori letterari di ampio significato. In questa raccolta di otto racconti, intitolata Semi di girasole Renata si rivela come sempre in tale atmosfera in cui vibrano le suggestive presenze della sua inconfondibile essenza. Su ogni nucleo semantico del proprio dettato sa apporre il velo della sua anima coinvolta dalle svariate vicende umane e alla seria obbiettività offre se stessa, il suo sentimento accorato per il dolore, il sofferto degli altri. E' una maniera nuova di pensare, di sentire le cose intorno, come anche il rivolgersi soprattutto agli umili nei casalinghi affetti. Le spinte emotive, i pensieri meditati partecipano quindi di un'integrità respiratoria che è all'unisono con la sua penna espressiva. Su questi valori si proietta uno stile personale: l'impianto narrativo si illumina di luce poetica, di immagini liriche. La parola poetica non può mai mentire, così in questa raccolta Semi di girasole troviamo espresso quello che è dentro e vive nell'autrice. Cioè la sua voce autentica nell'immediatezza che sta tra il naturale parlare di gente semplice e il naturale poetare di ognuno anche se è semplice.
Un profilo più analitico del libro chiarifica quanto detto. Il titolo è ripreso dall'omonimo racconto Semi di girasole. Protagonista è un povero scemo, il suo ragionamento sbagliato provoca la morte di una ragazza. La sua riflessione assurda è più logica quando pensa: “Se io ributto la ragazza in acqua e la salvo come feci l'altra volta, potrò ancora portarla sulle braccia e starò bene…” Ma l'altra volta non fu lo stesso e i semi di girasole in fiume rimasero l'offerta negata a un piccolo piacere di chi non è nella norma. Renata tratta con estrema disinvoltura l'argomento che si addentra nel mistero logico dell'illogico. Ne “Le ore che contano” assistiamo alla condanna a morte di un uomo che vive le sue ultime ore. Non c'è chiasso o ribellione solo qualche espressione di pianto o di riso. “Non si sa mai quanto il pianto o il riso siano la stessa cosa perché Richard aveva ancora la risata in bocca e piangeva e si lamentava come un bambino”. Questa espressione così intensa, così vera basterebbe per pronunciare su Renata l'optimum delle sue espressioni colme di umano significato.
Altro personaggio singolare è Faliero, pittoresca figura di “Gita di Ferragosto” che pur nelle tristi esperienze, non perde un sano intelletto virile. Renata conosce tutte le gamme che conducono all'esistere umano. Ma dove c'è un racconto vissuto strettamente anche da lei, raccolto di memoria tenace e struggente è quando “Ai nostri tempi” la scrittrice “con i pensieri a vele spiegate” rievoca un triste episodio vissuto con le compagne proprio quando “la speranza giocava a rimpiattino tra le redole dei campi”. Tuttavia non manca una risorgiva, Renata ha fede e vede in “Aria di paese” “uno stellato maggese impunturato come una coperta di nozze”. Su questa immagine gloriosa di vita, Renata scrittrice e poetessa riscatta ogni tetraggine, ogni insulto all'esistere per affermare una logica e sensata convivenza tra il male e il bene senza tragiche soluzioni perché così è la vita.

Elena Celso Chetoni




 
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